Incendi in Australia: la famiglia di Steve Irwin salva migliaia di animali
Scomparso poco più di 13 anni fa, il naturalista e documentarista australiano Steve Irwin continua a salvare gli animali in pericolo.
Celebre per la sua chioma bionda, il suo modo di fare energico e un apparente sprezzo del pericolo, Irwin è stato uno dei personaggi televisivi più conosciuti a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, grazie alle sue serie tv documentaristiche The Crocodile Hunter, Croc Files e The Crocodile Hunter Diaries.
La storia di Steve Irwin
Cresciuto in una famiglia che possedeva un parco faunistico nel Queensland, in Australia nord-orientale, Irwin fin da bambino ha avuto a che fare con rettili e animali selvaggi. Per dare l’idea di che tipo di bambino fosse, ad appena sei anni i suoi gli regalarono un pitone!
Fin da adolescente si specializzò nella cattura dei coccodrilli. Quando venivano trovati nelle aree abitate, chiamavano lui, che li “ritirava” gratis e li portava nel parco zoologico di famiglia.
Fu appena dopo il matrimonio che la sua fortunata carriera televisiva iniziò. Dopo aver conosciuto, nel 1991, la naturalista americana Terri Raines, i due si sposarono e passarono la loro luna di miele catturando coccodrilli. Pochi anni dopo, nel 1996, il filmato della loro quantomeno bizzarra “vacanza” diventò il primo episodio della serie The Crocodile Hunter.
Il 4 settembre del 2006, durante le riprese subacquee di un filmato sui fondali di Port Douglas, in Australia, Irwin venne fatalmente ferito al cuore dall’aculeo velenoso di una pastinaca liscia, un pesce cartilagineo simile alla manta tipico dell’Oceano Indiano.
Da allora la famiglia continua a portare avanti una delle attività del naturalista, cioè la gestione dell’Australia Zoo, un parco naturale fondato negli anni ‘70 dal padre e dalla madre di Steve e ora amministrato dalla moglie Terri, dalla figlia Bindi Sue — che si occupa di conservazione della fauna selvatica —, e dal figlio Robert, ambientalista e fotografo.
I grandi incendi che devastano l’Australia
Negli ultimi mesi l’Australia è alle prese con una delle più grandi catastrofi ambientali della sua storia — da ottobre a oggi dei terribili incendi hanno devastato oltre 8 milioni di ettari di territorio.
Il paese deve fronteggiare da anni questa calamità. Nel 1974, l’anno peggiore finora registrato, sono andati letteralmente in fumo ben 177 milioni di ettari — un’area tanto vasta che è difficile anche solo da immaginare.
Pur senza raggiungere tale distruzione, l’ultimo decennio ha visto un’impennata degli incendi, anche a causa del riscaldamento globale. Una soluzione, per ora, non c’è, visto che non è possibile — né auspicabile, per l’equilibrio biologico — sostituire l’intera vegetazione del continente australiano con dei baobab — alberi che notoriamente hanno una corteccia dal potere ignifugo.
Per quanto riguarda le strutture — anch’esse drammaticamente colpite dai roghi — l’unico accorgimento possibile è quello di utilizzare materiali resistenti alle fiamme e applicare un trattamento ingifugo, che limita la propagazione del fuoco e crea una barriera protettiva e isolante tra il legno e le fiamme.
Mezzo milione di animali tra le fiamme
Secondo il professor Chris Dickman, esperto in biodiversità dell’Università di Sydney, sono più di un miliardo gli animali uccisi dagli incendi. Un calcolo fatto in base a una valutazione realizzata nel 2007, che stimava la presenza, nelle zone colpite dai roghi, di circa 17 mammiferi, 21 uccelli e 130 rettili per ettaro.
Nella regione del New South Wales, una delle più colpite, si ritiene che quasi un terzo dell’intera popolazione di koala sia perita a causa del fuoco.
La famiglia Irwin si è data da fare per mettere in salvo gli animali in pericolo.
Dopo aver verificato che lo zoo fosse in una zona non minacciata dalle fiamme, gli Irwin hanno infatti accolto nell’ospedale interno al parco quanti più esemplari possibili.
Pochi giorni fa il giovane Robert ha postato su Instagram la foto di un cucciolo di ornitorinco rimasto orfano. Si trattava del paziente numero 90.000.