L’uccello di fuoco della mitologia slava
L’uccello è da millenni una creatura altamente simbolica in quasi tutte le culture e le religioni. Era simbolo dell’amicizia tra dei e uomini per gli indù, metafora del destino per l’islam, messaggero celeste per i taoisti, emblema di potenza e vita per molte tribù africane. Gli antichi romani praticavano l’ornitomanzia e leggevano auspici nel comportamento degli uccelli. Nella cultura slava, l’uccello è presente soprattutto come animale magico che popola le fiabe del folklore. Nello specifico si tratta di un uccello di fuoco ed è presente — con diversi nomi e storie simili tra loro — dalla Slovenia alla Russa, dalla Polonia all’Ucraina.
Si chiama Zhar-ptica o Żar-ptak, o ancora Zhar-ptitsa e Жар-птица. È una creatura maestosa, simile a un falco con la cresta, con una grande coda e occhi ardenti. Emette una luce rossa/arancione come la fiamma di un falò. E le sue piume non smettono di ardere nemmeno se cadono o vengono staccate.
Indice
L’uccello di fuoco nelle fiabe
Solitamente arriva da paesi lontani, foriero di buoni auspici o — in altri casi — portatore di sventura a chiunque riesca a catturarlo.
In una delle più celebri fiabe russe, intitolata Lo zarèvic Ivan, l’uccello di fuoco e il lupo grigio, c’è uno zar di nome Vislav che ha un meraviglioso palazzo e un giardino in cui crescono delle prodigiose mele d’oro. Un uccello di fuoco proveniente da Oriente, tuttavia, ogni notte si porta via alcune delle mele. Così lo zar chiede ai suoi tre figli di catturarlo. Ma il primo si addormenta e non lo vede arrivare, così come il secondo. Il terzo, Ivan, il più giovane, lo vede, ma l’uccello riesce a sfuggirgli. Ivan ha modo di afferrare solo una piuma. Questa, da sola, è talmente potente da illuminare un’intera sala del palazzo meglio di 300 candele.
A quel punto lo zar desidera l’intero uccello e manda i figli a prenderlo. Dopo intrighi tra fratelli e mille peripezie che coinvolgono un lupo parlante, un re straniero, la sua bella figlia, un cavallo dalla criniera d’oro e una cornacchia, arriva infine il classico “e vissero felici e contenti”, che spetta proprio a Ivan.
In altre fiabe l’uccello di fuoco porta speranza e dal suo becco cadono perle per i poveri contadini senza il becco (termine in questo caso assai appropriato) di un quattrino. Ciò che rimane costante, nelle varie versioni, è la difficoltà nel catturare l’animale magico, assai sfuggente, com’è appunto il fuoco.
Oltre a quella già citata, le altre fiabe più celebri che lo vedono protagonista sono:
- L’uccello di fuoco e la principessa Vassilissa
- Il giovane coraggioso e l’acqua della vita
- Koschei l’Immortale
Ma l’uccello di fuoco compare anche in alcune storie classiche europee. Una di esse è L’uccello d’oro dei Fratelli Grimm, dalla trama molto, molto simile, a quella de Lo zarèvic Ivan.
Altre opere d’arte ispirate all’uccello di fuoco della tradizione slava
La fiaba dell’uccello di fuoco e del giovane Ivan ha dato spunto ad altre celebri opere. Una di esse è il poema Il cavallino gobbo, del russo Pyotr Pavlovich Yershov. Scritto nel 1834, riprendeva in gran parte la trama della fiaba ed aveva l’intento satirico di ridicolizzare la burocrazia feudale russa. Per più di vent’anni la censura si abbattè sul poema, accusato di mettere in ridicolo lo zar e le sue assurde pretese.
Dal testo di Yershov venne a sua volta tratto un film d’animazione: lo realizzò nel 1947 il regista Ivan Ivanov-Vano (che poi ne fece un remake nel ’75). Pare che addirittura Walt Disney fosse un grande fan della pellicola, che usava per insegnare ai suoi dipendenti le tecniche per creare “cartoni animati”.
Nel 1910 l’impresario teatrale Sergei Diaghilev, fondatore della celebre compagnia dei Balletti russi, commissionò ad un allora giovane Igor’ Stravinskij la prima partitura originale di un balletto ispirato alla fiaba. La prima si tenne a Parigi nello stesso anno, e da allora l’opera è una pietra miliare del balletto russo e della musica sinfonica.
Tra le tantissime rappresentazioni e versioni che si sono susseguite nei decenni, va ricordata in particolare quella del 1949 del New York City Ballet, con le scene disegnate da un grande pittore come Marc Chagall.
Gli uccelli di fuoco delle leggende e dei racconti popolari del resto del mondo
Creature simili all’uccello di fuoco sono presenti anche in altre culture, con caratteristiche affini e differenze.
Eccone alcune.
- Raróg: fa parte della mitologia ucraina, ceca e slovacca. È un demone del fuoco, che spesso viene raffigurato come un falco avvolto dalle fiamme. Si schiude da un uovo che è stato in incubazione per nove giorni su una stufa.
In Polonia è invece rappresentato come un uccellino che viene tenuto in tasca e porta felicità - Fenice: appare come un uccello immortale. Esiste, in molte versioni, in diverse culture, compresa quella dell’Antica Grecia. È associato al simbolo del sole ed è in grado di rinascere dalle proprie ceneri.
- Fenghuang: fa parte della mitologia cinese ma ritorna, con nomi diversi, anche in quelle di altri paesi orientali. Viene descritto come un insieme di diversi uccelli: la testa di un fagiano dorato, il corpo di un’anatra mandarina, la coda di un pavone, le zampe di una gru, la bocca di un pappagallo e le ali di una rondine.
Il suo corpo simboleggia i corpi celesti: la testa è il cielo, gli occhi sono il sole, la schiena è la luna, le ali sono il vento, i piedi sono la terra e la coda sono i pianeti. I colori del Fenghuang sono i cinque colori fondamentali: nero, bianco, rosso, giallo e verde.
È generalmente raffigurato mentre cattura un serpente con gli artigli, mentre trasporta pergamene o libri sacri oppure con una palla di fuoco. È simbolo di felicità. - Simurg: nella letteratura persiana si parla di questo uccello gigantesco (simile a un grifone, in parte cane e in parte uccello), portatore di buon auspicio. Vive sull’albero dei semi, l’Albero Tūbā, che genera le sementi di tutte le piante selvatiche, accanto all’albero dell’immortalità.