L’incendio nella miniera di Bois du Cazier del 1956

 In grandi incendi

L’incendio della miniera di Bois du Cazier, nel 1956, è una delle tragedie che ha segnato l’immaginario collettivo del nostro paese. Meglio conosciuto come il disastro di Marcinelle, è stato un evento capace di catalizzare l’attenzione internazionale, ma che in Italia è stato particolarmente sentito per via delle molte vittime nostre connazionali: emigrati arrivati in Belgio in cerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita — esattamente come succede oggi, decenni dopo, a chi giunge qui da zone del mondo in guerra o senza prospettive.

La miniera di Bois du Cazier

Vista dall'alto del sito della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle

La miniera di carbone di Bois du Cazier si trovava in Belgio, più precisamente in Vallonia, che nell’800 diventò una delle regioni più industrializzate d’Europa, dunque anche una delle più ricche.
Aperta nel 1822, la miniera si ingrandì col passare dei decenni. A metà anni ’50 produceva oltre 170 mila tonnellate di carbone all’anno.

Vista la difficoltà nel trovare lavoratori locali disposti a praticare un mestiere duro, logorante e pericoloso come quello del minatore, il Belgio aveva bisogno della manodopera degli immigrati. Per questo strinse accordi con diversi paesi, tra cui l’Italia: nel 1946 il cosiddetto protocollo italo-belga definì uno scambio tra le due nazioni. L’Italia avrebbe fornito 50 mila lavoratori in cambio di carbone, che da noi scarseggiava.

All’epoca della tragedia, Bois du Cazier impiegava circa 800 minatori, la maggior parte dei quali veniva dall’estero. Questi lavoravano in tre pozzi, collegati da chilometri di gallerie, che sorgevano nell’area di Marcinelle, allora comune indipendente, oggi parte della città di Charleroi.

L’incendio

Ciò che rimane oggi della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle

Era il mattino dell’8 agosto nel 1956. La miniera era già in piena attività e nell’impianto sotterraneo c’erano all’opera oltre 270 persone.
Alle 8.11, per via di una sfortunata concomitanza di errori umani e problemi tecnici, uno degli ascensori risalì con due vagoncini sporgenti. L’ascensore urtò una putrella, che a sua volta recise i cavi telefonici, i cavi elettrici, le condotte d’aria e una condotta dove passava dell’olio ad alta pressione. L’incendio si innescò immediatamente.

Le fiamme si estesero rapidamente in due pozzi, bloccando gran parte delle vie d’uscita dalle gallerie sotterranee. Ma il vero killer fu il fumo: dato che l’incendio iniziale era localizzato vicino al pozzo d’entrata dell’aria, si diffuse ovunque. Come annotò sul suo taccuino una delle molte vittime: «je reviens de l’enfer», cioè “ritorno dall’inferno”.
L’allarme venne lanciato alle 8.25 e la prima squadra di soccorso arrivò circa mezz’ora più tardi. Le problematiche logistiche e tecniche, vista la tipologia del luogo e l’ampiezza dell’incendio, furono enormi, tanto che le operazioni di salvataggio si prolungarono per giorni.
Parteciparono alle operazioni soccorritori e mezzi da diversi paesi europei, e la notizia tenne col fiato sospeso l’intero continente.

Alle fine, delle 275 persone coinvolte se ne salvarono appena 13. Persero la vita in 262, tra cui 136 italiani, oltre a 95 belgi, 9 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 3 ungheresi, 3 algerini, 2 francesi, 2 sovietici, un britannico e un olandese.

Le conseguenze dell’incendio nella miniera di Bois du Cazier

Ciò che rimane oggi della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle

Tre diverse inchieste indagarono sui fatti e sulle responsabilità. In tribunale, la vicenda si protrasse per anni.
A livello sociale, l’incidente evidenziò le condizioni di sicurezza precarie di chi lavorava in miniera e furono numerose le lotte sindacali che fecero di Marcinelle un simbolo per rivendicare migliori condizioni e maggiori diritti.

A seguito dell’incidente, nuove misure di sicurezza furono introdotte nelle miniere, tanto in Belgio quanto in altri paesi europei.
La tragedia, come già detto, si cristallizzò nell’immaginario collettivo, e fu oggetto di numerosissimi omaggi e opere ispirate all’evento: canzoni, poesie, romanzi, documentari, film, serie tv e albi illustrati.

Otto mesi dopo il dramma, Bois du Cazier riprese l’attività, ma per poco. Nel 1961 fu messa in liquidazione. Due anni più tardi venne parzialmente rimessa in funzione per poi chiudere definitivamente nel 1967.
Dopo una ristrutturazione, il luogo ospita oggi un monumento dedicato alle vittime e un museo (diventato patrimonio mondiale dell’UNESCO) che racconta la tragedia di Marcinelle.
Ogni anno, l’8 agosto, si svolge una commemorazione: una campana viene fatta suonare 262 volte, accompagnando i nomi delle vittime.

Vista dall'alto del porto di Hoboken, New Jersey, sul fiume HudsonVista dall'alto di alcuni degli hotel di Las Vegas, illuminati nella notte