L’incendio di Mesa Redonda del 2001
I fuochi d’artificio illegali sono materiale molto pericoloso. Nel 2001 a Lima, in Perù, hanno causato una delle più grandi tragedie della storia del paese: l’incendio di Mesa Redonda.
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La Mesa Redonda di Lima, in Perù
Siamo in Sud America, più precisamente in Perù. Qui, sull’arida costa che si affaccia sull’oceano Pacifico, sorge Lima, la capitale, una metropoli di circa 10 milioni di abitanti.
Tra le zone commerciali più importanti di Lima c’è la cosiddetta Mesa Redonda (cioè “tavola rotonda”), sviluppatasi negli anni ’80 durante il periodo di grande espansione della città. L’area occupa oltre 90 mila metri quadri e ospita migliaia di attività. Tra le più presenti, ci sono quelle legate alla vendita all’ingrosso di fuochi d’artificio e di articoli per le feste.
In mezzo ad aziende e negozi perfettamente legali, non mancano realtà abusive. Proprio a causa di questo, la Mesa Redonda è uno dei luoghi del Perù a più alto rischio d’incendio. Solo tra il l’inizio degli anni ’90 e la fine del 2010 ne sono avvenuti ben otto di vaste proporzioni. Tra questi, il più drammatico è quello del 2001.
L’incendio di Mesa Redonda del 2001
Tra Natale e Capodanno, si registrano ogni anno tra le 700 mila e un milione di visite al giorno nella zona di Mesa Redonda. La gente va lì soprattutto ad acquistare fuochi d’artificio e “botti” per celebrare l’anno nuovo.
Il 29 dicembre del 2001, dunque, l’area era particolarmente affollata. Poco dopo le 19.00, in un magazzino pieno di materiale pirotecnico abusivo, un venditore accese un razzo per una dimostrazione. Vista la massiccia presenza di esplosivi, fu come dar fuoco alla miccia di una bomba. In un attimo, razzi e petardi iniziarono a esplodere in un’incontrollabile reazione a catena.
Nel giro di pochi minuti, l’incendio aveva già coinvolto cinque centri commerciali — a loro volta pieni di materiali infiammabili, tra abbigliamento, giocattoli e mobili — e, in breve, tra le strette vie della zona si scatenò una vera e propria tempesta di fuoco, che avviene quando un incendio è talmente potente da provocare una proprio regime di venti.
Dalle testimonianze dei soccorritori e dei sopravvissuti, una palla di fuoco si spostava per le strade, mentre in alcuni magazzini le temperature superarono i 1.200 °C.
I pompieri intervennero prontamente ma, a causa del grande affollamento e delle vie poco praticabili, i soccorsi furono molto rallentati e ci vollero diverse ore per domare le fiamme.
Grazie ai bomberos — i Vigili del Fuoco — centinaia di persone intrappolate si salvarono. Tuttavia la conta dei morti fu altissima: ben 277, alcuni dei quali mai identificati, e altrettanti feriti. Questo il bilancio ufficiale, al quale si aggiungono quasi 200 dispersi, mai ritrovati.
Le conseguenze dell’incendio
L’indomani della tragedia, l’allora presidente Alejandro Toledo dichiarò due giorni di lutto nazionale e in seguito annunciò il divieto di produzione e commercializzazione di prodotti pirotecnici in tutto il Perù. Le cose, però, tornarono presto alla situazione precedente e, nonostante tutti gli sforzi promessi dalle autorità, la zona della Mesa Redonda resta ad alto rischio. Magazzini pieni di merci abusive esistono ancora, così come i venditori di materiale pirotecnico.
L’ultimo incendio di vaste dimensioni c’è stato nel 2021, per fortuna senza provocare morti né feriti. Questo anche grazie ai bomberos, che dall’incidente del 2001 hanno collocato diverse squadre permanenti nell’area, così da poter intervenire prontamente.