L’incendio al manicomio Saint-Jean-de-Dieu
Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, causate dall’intervento umano, da eventi naturali o dal caso. L’incendio scoppiato nel manicomio Saint-Jean-de-Dieu in Canada ha ucciso decine di persone tra personale sanitario e pazienti.
Indice
L’ospedale
Il manicomio di Saint-Jean-de-Dieu era un complesso ospedaliero che si estendeva per 200 acri nel villaggio di Longue-Pointe, all’estremità orientale di Montreal, in Québec.
Lo inaugurarono nel 1873. Era alto sei piani, si sviluppava in cinque edifici in legno ed era gestito dalle Suore della Provvidenza. Finché fu in attività era la struttura più grande del Canada tra quelle dedicate alla cura delle persone malate di mente. Ospitava moltissimi pazienti, non solo di Montreal (che all’epoca della fondazione dell’ospedale contava quasi 150mila abitanti. Oggi sono quasi due milioni) ma anche dell’intera provincia.
L’incendio al manicomio Saint-Jean-de-Dieu
Nel 1890 il manicomio accoglieva più di 1200 pazienti, tra uomini e donne. Il personale era composto da 242 persone, tra suore, medici, inservienti e guardie.
Il 6 maggio di quell’anno — era un martedì — alle 11.30 del mattino il cappellano notò delle fiamme all’interno del reparto femminile. Diede subito l’allarme e in una ventina di minuti i Vigili del Fuoco di Montreal arrivarono sul posto. Dato lo stato già avanzato del rogo, i pompieri si resero immediatamente conto che sarebbe stato impossibile salvare l’edificio. Cercarono quindi di evacuare tutte le persone intrappolate. Molti inservienti e medici aiutarono nell’operazione, riuscendo a salvare parecchie vite.
Parecchie degenti, tuttavia si rifiutarono di lasciare le proprie stanze, finendo inevitabilmente per perire tra le fiamme. Durante il disastro, infatti, molte pazienti fino a quel momento innocue persero definitivamente il lume della ragione, diventando violente e pericolose per sé e per gli altri.
La rivista mensile The Dominion Illustrated raccontò così l’accaduto nel numero del 18 maggio 1890: «Lo spettacolo che incontrarono gli occhi sia dei sani che dei pazzi fu terribile. C’erano ancora persone nelle sezioni centrali e adiacenti dell’edificio in fiamme. Alcuni di loro potevano essere visti mentre se ne stavano in piedi stringendo tra le mani le sbarre di ferro delle finestre e squarciando l’aria con grida e grida demoniache. Ridendo, imprecando, supplicando e pregando; intonando rozzi e ribaldi canti, guardando con aria assente la moltitudine eccitata sotto di loro; facendo vani sforzi per strappare alle finestre le pesanti sbarre di ferro: negligenti e indifferenti, desiderosi e speranzosi, fornivano uno spettacolo strano e vivido».
L’incerta dinamica del rogo e la ricostruzione
La conta dei morti alla fine arrivò a 86 persone, tutte donne. Cinque tra il personale e il resto tra le pazienti.
Le indagini svolte successivamente non portarono ad una risposta chiara sul quel che successe. La superiora, suor Therese dichiarò che l’incendio era scoppiato sul tetto della cappella, ma altre testimonianze indicano il bagno al terzo piano come luogo di origine delle fiamme.
A raccogliere i racconti dei testimoni oculari fu il quotidiano The Montreal Daily Star. Si possono leggere online (in inglese).
Dopo l’incendio l’edificio venne ricostruito in pietra. Vennero eretti 14 padiglioni separati, sei per gli uomini e altrettanti per le donne, più altri due composti da cappelle, spazi per i sanitari e per le suore.
Negli anni ‘20 la struttura divenne un ospedale. Nel 1976 cambiò nome in Hôpital Louis-H. Lafontaine. Nel 2013 divenne infine l’Institut Universitaire en Santé Mentale de Montréal, fondendosi con altre istituzioni che aiutano le persone nella cura della salute mentale e fisica.