La messa in sicurezza dei teatri come opportunità dopo un anno di chiusura
Da un anno le attività culturali e gli spettacoli dal vivo sono in una situazione difficilissima. Ma la chiusura, se proprio non può essere evitata, non potrebbe diventare un’opportunità per la messa in sicurezza dei teatri?
Era il 23 febbraio del 2020 quando il governo italiano varò il primo di quelli che poi sarebbero diventati numerosi “DPCM” (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri). Il virus stava appena iniziando a venire allo scoperto a livello globale per diventare la pandemia che oggi tutti conosciamo fin troppo bene. Da lì a marzo, l’intero Paese si sarebbe ritrovato chiuso. Stop a ogni attività “non essenziale”.
Uno dei settori immediatamente più colpiti è stato quello della cultura. Mostre, musei, gallerie, teatri, cinema, spettacoli dal vivo. A un anno di distanza da quel primo decreto, chi lavora in ambito culturale non vede ancora la proverbiale luce in fondo al tunnel.
Proprio la luce è diventato il simbolo per chi non rinuncia a tenere alta l’attenzione sul problema. La sera del 22 febbraio 2021, infatti, in tutta Italia centinaia e centinaia di teatri hanno simbolicamente aperto le porte e acceso, appunto, le luci. L’iniziativa, nata dall’idea dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, si intitola Facciamo Luce sul Teatro e ha riscosso molto successo anche a livello social, con l’hashtag #facciamolucesulteatro.
Cercare soluzioni e nel frattempo sfruttare l’opportunità
Nel frattempo migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore non hanno mai smesso di rimboccarsi le maniche e ideare ogni possibile modalità per ritornare, in sicurezza, a contatto col pubblico. Ma di sola tenacia e inventiva non si vive. Quindi è più che mai urgente trovare una soluzione per tutti loro.
Al contempo, il rovescio buono della medaglia è che con le porte dei teatri chiuse al pubblico si apre — perdonate il gioco di parole — una finestra di opportunità che le istituzioni non dovrebbero lasciarsi sfuggire. Parliamo delle ristrutturazioni e degli adeguamenti per la messa in sicurezza dei teatri in chiave antincendio.
La normativa parla chiaro: gli edifici aperti al pubblico sono obbligati a trattare con vernici ignifughe gli elementi in legno. Le vernici di questo tipo rientrano tra le cosiddette “protezioni passive” (quelle attive, come estintori, rilevatori di fumo e uscite di sicurezza richiedono l’intervento dell’uomo). Esse svolgono il compito di rallentare la propagazione del fuoco e limitare lo svilupparsi dei fumi.
In ballo non c’è solo l’incolumità del pubblico ma anche e soprattutto quella di chi in teatro lavora: attori, registi, tecnici, maschere.
Una messa in sicurezza non solo per le strutture
Oltre alle strutture ci sono tutti quegli elementi mobili — scenografie, arredi di scena — che andrebbero ugualmente messi in sicurezza (come ha fatto l’Ateliersì di Bologna la scorsa estate).
In un momento difficile ma cruciale, in cui auspicabilmente andrebbe rivista l’organizzazione dell’intero sistema italiano del lavoro culturale — a partire dalle tutele e dagli ammortizzatori sociali — anche il tema della sicurezza è fondamentale. E va ben oltre i pur necessari dispositivi antivirus.