La durabilità delle vernici ignifughe e intumescenti
Vernici ignifughe e vernici intumescenti proteggono le strutture e gli arredi dalle conseguenze degli incendi. Sono dei dispositivi di protezione passiva, che rallentano l’azione delle fiamme e agevolano la messa in salvo di persone e cose. Quando si acquista questo tipo di prodotti, normalmente non si pensa mai alla durata della vernice. Salvo, ovviamente, che questa venga applicata all’esterno, dove subisce l’intervento del sole e degli eventi atmosferici. Eppure la durata e la durabilità delle vernici ignifughe e intumescenti sono aspetti fondamentali per ciò che concerne la sicurezza, soprattutto quella dei luoghi pubblici.
Quanto durano quindi le vernici ignifughe e quelle intumescenti una volta applicate?
«È un tema complesso» spiega Luca Alimenti, product manager della linea Firewall di Renner Italia. «C’è un fattore legato alla normativa, e uno invece legato alla durabilità effettiva della vernice stessa».
La normativa italiana e quella europea sulla durata delle vernici ignifughe e intumescenti
La normativa italiana ai fini della prevenzione incendi è articolata su una scala che va da 0 a 5, dove 0 indica i materiali non combustibili e 5 quelli che partecipano maggiormente alla combustione. Una vernice certificata di classe 1, come quelle a base acquosa o a base solvente di Firewall, permette dunque di far salire alla classe 1 un manufatto in legno altrimenti di classe 4 o 5.
Per la classe 1 i regolamenti impongono di rimuovere la vernice e applicare un nuovo ciclo dopo 5 anni. È il responsabile della sicurezza, che ha il compito di rinnovare il CPI (Certificato di prevenzione incendi) a valutare lo stato della vernice e, eventualmente, a farlo rimpiazzare.
La normativa europea, successiva a quella italiana, con la EN 13501 ha di fatto tolto la “scadenza” alle vernici ignifughe, lasciando al responsabile l’obbligo di verificare e programmare un’eventuale manutenzione.
La durabilità, che non è sinonimo di durata
Al di là delle normative, c’è poi la durabilità effettiva, a livello chimico, delle vernici. E questa dipende da molti fattori: come si applica, dove si applica, come si pulisce…
«Prendiamo ad esempio un pavimento» dice Alimenti: «la durabilità sarà differente se si tratta di un luogo pubblico molto frequentato e calpestato rispetto a uno in cui si cammina raramente e solo con le pattine».
La stessa vernice per pavimento è diversa rispetto a quella per pareti e soffitti, che subiscono molto meno sia l’azione meccanica che l’esposizione alla luce e all’umidità. La durabilità in questi casi è molto più alta, soprattutto per quanto riguarda il soffitto.
Per ciò che concerne la durabilità effettiva, non ci sono quindi parametri fissi. Sta alla coscienza del responsabile della sicurezza, che ogni 3 o 5 anni (in base al tipo di CPI) dovrà controllare.
«Normalmente il pavimento ogni 3/5 anni si fa riverniciare perché effettivamente si rovina» aggiunge Alimenti. Per pareti e soffitti e altri elementi, invece, l’applicazione di un nuovo ciclo avviene più raramente. Tuttavia bisogna prestare la massima attenzione, perché, appunto, possono esserci molteplici variabili in ballo, capaci di ridurre drasticamente l’azione delle protezioni passive antincendio.
Le vernici intumescenti per le strutture
Quando si tratta invece di elementi strutturali, dunque di fondamentale importanza per la stabilità di un edificio, la durabilità è un fattore importantissimo.
Pur senza date di scadenza, solitamente si considera di 10 anni il tempo di durabilità. Anche in questo caso occorre però verificare periodicamente e approfonditamente le reali condizioni delle strutture. Vanno valutate, ad esempio, possibili esposizioni agli agenti atmosferici, infiltrazioni d’acqua oppure urti che possano aver compromesso le prestazioni della vernice.