Il terremoto e gli incendi di Lisbona del 1755
Il terremoto e gli incendi di Lisbona del 1755 rappresentano una delle catastrofi naturali più devastanti della storia europea. L’evento, che ebbe luogo il 1º novembre di quell’anno, provocò la morte di decine di migliaia di persone, distrusse quasi completamente la città e molti altri centri (anche al di fuori del Portogallo).
Per l’impatto che ebbe a livello internazionale sulla vita e la cultura del periodo, fu una tragedia paragonabile al “nostro” 11 settembre 2001.
Indice
Il terremoto
Intorno alle 9:30 del mattino del 1º novembre 1755, una serie di forti scosse sismiche, della durata di circa dieci minuti, si diffusero a partire dall’epicentro: un punto nelle profondità dell’oceano Atlantico, a circa 200 chilometri a sud-ovest di Lisbona.
La magnitudo si stima attorno agli 8,5-9 gradi della scala Richter.
Il sisma venne chiaramente percepito anche a migliaia di chilometri di distanza, raggiungendo gran parte dell’Europa e del Nord Africa, arrivando perfino alle Antille e alle Barbados, dall’altra parte dell’Atlantico.
Le scosse causarono il crollo di molti edifici e la morte di migliaia di persone. Furono talmente intense che alcuni testimoni oculari riportarono di aver visto il suolo sollevarsi e abbassarsi come le onde del mare.
Tuttavia, non era ancora finita. Il peggio, forse, doveva ancora arrivare.
Lo tsunami e gli incendi di Lisbona dopo il sisma
L’effetto più distruttivo del terremoto — come già accennato — non fu causato direttamente dalle scosse sismiche, ma piuttosto dalle conseguenze indotte.
Il sisma produsse una serie di tsunami, uno dei quali colpì la costa portoghese solo venti minuti dopo che la terra smise di tremare. Si stima che le onde del mare abbiano raggiunto un’altezza di 20 metri e che abbiano provocato danni ingenti alle zone costiere. Molti edifici a Lisbona crollarono a causa delle onde, e diverse persone che si trovavano sulle rive del fiume Tago vennero inghiottite dalle acque.
Dopo il terremoto e i tsunami, Lisbona si trovò in uno stato di caos. Numerosi edifici avevano ceduto, e le strade erano bloccate dai detriti. Come spesso capita inseguito ai grandi sismi, i fuochi rimasti accesi e i comignoli crollati scatenarono numerosi incendi, che sarebbero poi diventati una delle cause principali della distruzione della città. Inoltre, molte delle fontane e delle cisterne, danneggiate dalle scosse, non erano utilizzabili, cosa che rese più difficile per i pompieri spegnere gli incendi.
Lisbona rimase in fiamme per tre giorni, durante i quali il fuoco distrusse gran parte della città.
Tra sisma, tsunami e incendi, si calcola che quasi il 90% degli edifici della città fu raso al suolo. I morti si stimano nell’ordine di decine di migliaia nella sola Lisbona: tra i 60 e i 90 mila, circa il 30% dell’intera popolazione.
Ma la tragedia colpì molti altri centri del Portogallo e del Nordafrica: in Marocco le vittime furono circa 10.000 e Algeri vene quasi interamente distrutta.
A tutto questo si aggiunse una crisi economica di ampia portata, che interessò l’intero continente europeo, per via delle molte navi andate perdute.
Le conseguenze culturali sul pensiero religioso, filosofico, scientifico e politico dell’epoca
Pochi eventi catastrofici ebbero sulla società un impatto più potente di quello del terremoto e degli incendi di Lisbona.
All’epoca era ancora credenza comune che i terremoti fossero provocati dall’ira divina. Una sorta di punizione dal cielo, insomma. In molti si chiesero come Lisbona, così devota, avesse potuto “meritarsi” la tragedia.
Il futuro grande filosofo tedesco Immanuel Kant, saputo del sisma, iniziò a scrivere una serie di saggi sull’argomento. Teorizzò la presenza di enormi caverne nel sottosuolo, riempite di gas caldi. Pur se scientificamente inesatta, l’ipotesi contribuì alla nascita di una disciplina scientifica fino ad allora praticamente inesistente: la sismologia.
A livello politico, invece, l’evento mise in discussione le teorie sul ruolo dello Stato e sulla natura del potere. La catastrofe portò alla luce la necessità di avere istituzioni statali più efficienti e capaci di gestire le emergenze, e ispirò la nascita di nuove teorie politiche basate sull’idea di un governo responsabile e attento alle esigenze della popolazione.
Anche nella letteratura del ‘700 il sisma ebbe un ruolo rilevante. Ne scrissero, tra gli altri, Voltaire e Goethe.