Il legno sarà protagonista nella scuola del futuro?
In questi ultimissimi anni la pandemia ha mostrato tutti i limiti degli spazi e degli edifici pubblici di fronte a un’emergenza sanitaria. Sono state soprattutto le scuole — e chi le vive: dagli studenti al personale — a soffrire l’inadeguatezza di strutture spesso vecchie e obsolete. Grazie al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel prossimo futuro la situazione potrebbe cambiare radicalmente. Sono molti, infatti, i fondi destinati da una parte alla messa in sicurezza della scuola e, dall’altra, alla progettazione di nuovi edifici. Per questi ultimi è uscita una guida, firmata da architetti ed esperti, per progettare, costruire e abitare le scuole del domani. E sarà probabilmente il legno il protagonista nella scuola del futuro.
Indice
La situazione attuale delle scuole italiane
Secondo i dati del Miur, il Ministero dell’Istruzione, elaborati dalla fondazione Openpolis, lo scenario odierno non è dei migliori.
Delle oltre 40.000 strutture statali scolastiche, infatti:
- il 18% è classificato come “vetusto”, cioè ha più di 50 anni. Addirittura, secondo l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, l’età media degli edifici scolastici italiani è di ben 55 anni;
- solo il 13% è stato progettato (o successivamente adeguato) alla normativa tecnica di costruzione antisismica;
- il 4,9% sorge su un’area soggetta a vincolo idrogeologico (gli edifici più a rischio sono in Umbria, Liguria e Toscana).
C’è dunque ancora molto, moltissimo da fare e per questo l’edilizia scolastica è al centro degli investimenti previsti dal PNRR nei prossimi anni.
Gli investimenti del PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza affronta il tema dell’edilizia scolastica con due diversi piani d’azione:
- il primo riguarda la messa in sicurezza e la riqualificazione degli edifici e ha a disposizione uno stanziamento di 3,9 miliardi di Euro tra il 2021 e il 2026. Il denaro sarà investito nel miglioramento della classe energetica e nell’aumento della sicurezza delle strutture. Avranno la priorità le scuole che sorgono nelle aree più svantaggiate del paese. Gli interventi sono già iniziati e saranno in totale più di 2000, per un totale di 2,4 milioni di mq;
- il secondo concerne invece la costruzione di nuove scuole. Inizialmente il piano aveva stanziato 800 milioni di Euro, sufficienti per la realizzazione di 195 edifici su tutto il territorio nazionale.
In seguito la cifra è stata aumentata, fino ad arrivare a 1,19 miliardi, che andranno a finanziare 216 progetti (qui la graduatoria), scelti tra le oltre 500 domande presentate dagli enti locali. Sono 85 le provincie coinvolte. Le regioni con più progetti approvati sono la Campania, l’Emilia-Romagna e la Lombardia.
Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha dichiarato: «Vogliamo che le nuove scuole diventino un punto di riferimento per i territori che le ospiteranno, il cuore della comunità, sostenibili e accoglienti, in grado di offrire a studentesse e studenti ambienti e spazi inclusivi e innovativi. Nuovi edifici per una nuova idea di fare scuola».
Il decalogo della scuola del futuro
Per orientare e ispirare i progetti di realizzazione dei nuovi edifici scolastici, lo scorso gennaio il ministro Bianchi ha nominato una squadra di esperti formata da architetti, economisti, educatori e operatori culturali di chiara fama: Massimo Alvisi, Sandy Attia, Stefano Boeri, Mario Cucinella, Andrea Gavosto, Luisa Ingaramo, Franco Lorenzoni, Carla Morogallo, Renzo Piano, Raffaella Valente e Cino Zucchi.
Dopo un lavoro di due mesi, il gruppo ha presentato un documento con le linee guida per “progettare, costruire e abitare la scuola”.
La guida, che si sviluppa in 10 punti, non ha carattere prescrittivo. L’obiettivo, come dichiarano i professionisti coinvolti, è «quello di sollecitare tutti coloro che lavorano nel campo della progettazione e della realizzazione di costruzioni a impegnarsi in questa grande opera civica di rinnovamento delle strutture scolastiche e di miglioramento della qualità degli apprendimenti».
Il decalogo non parla di norme ma si attiene a quelle già esistenti relative all’edilizia scolastica. «Non vengono qui richiamati i riferimenti normativi che rappresentano un presupposto imprescindibile per la progettazione di edifici a norma e rispondenti agli standard di sicurezza richiesti dalla legge italiana» si legge nel documento. Ma ci si augura che, alla luce di questo, tali norme, risalenti al 1975, vengano finalmente revisionate.
Il legno come materiale d’elezione per la scuola del futuro
Tra i dieci punti del decalogo si punta più volte l’attenzione sulla necessità di strutture di qualità, adeguate al contesto, a basso impatto ambientale, a consumi ridotti e capaci di durare nel tempo.
Il legno, nominato direttamente o indirettamente, appare come uno dei materiali assolutamente centrali.
Al punto tre — una scuola sostenibile — gli esperti dicono che «laddove possibile, bisognerebbe scegliere materiali eco-compatibili, a basso impatto ambientale e di origine naturale, di provenienza locale o riciclati». Il materiale ritenuto più idoneo è appunto il legno. Questo perché si tratta di un materiale naturale, facilmente reperibile, di lunga durata, riciclabile e assemblabile con rapidità e in tempi brevi.
Ricordiamo che le scuole sono già tra gli edifici che hanno l’obbligo di utilizzare elementi in legno trattati con vernici ignifughe.
Da questo punto di vista va sottolineato anche il punto cinque — una scuola fra dentro e fuori — in cui si evidenzia il bisogno di spazi esterni più organici alle attività, scolastiche e non. Quindi terrazze, corti interne, giardini pensili, verande, logge, pergole.
Al punto otto — una scuola per i cinque sensi — si parla invece di progetti capaci di valorizzare e stimolare non solo vista e udito ma anche il tatto. Come? «Nella scelta dei materiali per realizzare superfici diversificate e il più possibili “naturali”, contrapposte alla immagine standardizzata e sintetica propria di molte scuole». Pure in questo caso il legno — che opportunamente trattato offre sicurezza e bellezza — potrebbe essere il candidato ideale.
Le idee, dunque ci sono. I fondi per realizzarle arriveranno. E speriamo che, nel prossimo futuro, il paese possa essere davvero orgoglioso delle proprie scuole. Dopotutto è lì che si costruisce il futuro.