Il lavoro dei pompieri nella guerra in Ucraina
Siamo abituati a vedere pompieri che salvano persone. Oppure che portano al sicuro opere di grande valore artistico e culturale, o che intervengono nei luoghi devastati da terremoti, incendi boschivi e catastrofi naturali. Non siamo però altrettanto avvezzi (per fortuna) a trovarli nei territori di guerra, in mezzo ai soldati, davanti alle macerie di palazzi colpiti da razzi. È però ciò a cui da oltre un mese stiamo assistendo nelle cronache del conflitto, da Kyïv, Mariupol, Karkhiv. Tra edifici sventrati, strutture rase al suolo e mezzi in fiamme, ecco le inconfondibili divise dei vigili del fuoco. Dopo i missili e i bombardamenti arrivano loro: gli eroici pompieri nella guerra in Ucraina.
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La vita in caserma, sotto le bombe
Con lo scoppio della guerra, iniziata il 24 febbraio 2022 con l’invasione delle truppe russe, anche i pompieri si sono ritrovati a vivere, da un giorno all’altro, in maniera completamente diversa da prima.
Da quando è iniziato il conflitto, molti di loro abitano all’interno delle caserme così da poter intervenire il prima possibile sui luoghi colpiti da missili, crolli o esplosioni. Fanno turni massacranti e, per la prima volta, nel loro equipaggiamento ci sono anche i giubbetti antiproiettile.
Il loro scopo primario è quello di portare in salvo più persone possibili e domare gli incendi che divampano a ritmi mai visti prima nelle città più colpite.
Nella capitale Kyiv, a est di Kharkiv, a Mariupol, ormai quasi totalmente ridotta in macerie, e da poco anche dall’ovest di Lutsk, i vigili del fuoco lavorano fianco a fianco con i militari e i sanitari.
La preoccupazione dei colleghi di tutto il mondo per i pompieri nella guerra in Ucraina
C’è molta apprensione, da ogni parte del pianeta, per la vita e le condizioni degli uomini e delle donne che quotidianamente intervengono nelle zone più pericolose del paese.
Ci sono già state diverse perdite tra il personale dei vigili del fuoco in servizio. A metà marzo dodici pompieri sono stati uccisi durante diversi attacchi delle truppe russe. A riportare la notizia è stata l’Associazione Internazionale dei Capi dei Vigili del Fuoco (IAFC). Il presidente, Ken Stuebing, ha dichiarato: «Questi eroici funzionari pubblici, uccisi in servizio mentre continuavano le operazioni di fuoco e soccorso sotto le ostilità della guerra, hanno dimostrato un vero coraggio disinteressato. La sicurezza del servizio di emergenza statale dell’Ucraina e dei loro vigili del fuoco rimane nei pensieri dei membri della IAFC poiché auspichiamo la pace in Ucraina».
La situazione delle centrali nucleari
I pompieri trovano difficoltà nel poter intervenire nei luoghi ad alto rischio, come per esempio le centrali nucleari occupate dai russi.
Nell’Ucraina meridionale, a 500 miglia dalla tristemente famosa Chernobyl, c’è uno dei sei reattori della centrale di Zaporizhzhya, la più grande d’Europa. Qui i vigili del fuoco sono stati colpiti mentre cercavano di spegnere un incendio scoppiato nel sito in ristrutturazione e fortunatamente non in funzione. Il danno causato a questo reattore non è chiaro. Gli esperti e i soccorritori non sono riusciti a quantificare il danno effettivo in quanto ostacolati nel loro lavoro dai soldati russi. Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che «Se esplode, sarà 10 volte più grande di Chernobyl!». Per questo ha invitato le truppe russe a permettere ai pompieri di domare le fiamme e mettere in sicurezza il reattore.
Gli aiuti internazionali ai pompieri ucraini e alla popolazione
Sono moltissimi gli esempi di solidarietà, da tutto il mondo, per i vigili del fuoco ucraini e per sostenere la popolazione. Impossibile citarli tutti.
I paesi membri del CTIF, l’Associazione Internazionale dei Vigili del Fuoco, il 19 marzo hanno spedito dal Regno Unito 22 carri antincendio e altro materiale.
I vigili del fuoco della Croazia hanno inviato 50.000 Euro di attrezzature. Tra queste: elmetti protettivi antincendio, stivali di sicurezza, manichette, scarpe da lavoro, borse antiallagamento, tute, sacchi a pelo, pompe, motoseghe e faretti.
L’organizzazione nazionale antincendio e di soccorso SPEK finlandese ha mandato 1300 tra caschi e tute.
In Canada è stato riempito un aereo con aiuti sanitari e militari.
La Svezia sta inviando pompieri volontari in zona di guerra.
In Slovacchia e Repubblica Ceca i vigili del fuoco coordinano il flusso di migranti ucraini che scappano dalla guerra.
Per quanto riguarda l’Italia, i nostri pompieri, da nord a sud, hanno organizzato moltissime “carovane” per sostenere la popolazione ucraina con l’invio di beni di prima necessità, tende, materiale sanitario e sacchi a pelo. Tra le molte iniziative c’è quella dei vigili del fuoco di Monza, che hanno fatto arrivare tre mezzi e molte attrezzature ai colleghi ucraini. La regione Friuli Venezia Giulia ha invece messo a disposizione un campo accoglienza a Michalovce (Slovacchia orientale) in grado di assistere 250 persone. Sarà gestita dai vigili del fuoco locali con l’aiuto di volontari della Croce Rossa e degli Alpini.
Tantissimi, inoltre, i singoli pompieri che si sono recati nei paesi confinanti con l’Ucraina — Polonia, Slovacchia e Moldova — per offrire supporto alla popolazione, agli enti locali e ai rifugiati.