Il grande incendio di Rennes nel 1720
Coi suoi oltre 200 mila abitanti, gli importanti musei, la grande cattedrale, le casette medievali in legno e i due fiumi che attraversano la città, Rennes è uno dei gioielli della regione francese della Bretagna. Fino a qualche secolo fa, la struttura urbana del capoluogo bretone era molto diversa, e si è evoluta fino a diventare così com’è oggi “grazie” a un incendio. Più precisamente, il grande incendio di Rennes del 1720.
Indice
“A Rennes nulla si accende, tranne il fuoco”
C’è un detto, ancora oggi diffuso in città e coniato proprio in seguito al grande incendio del 1720 che recita: «À Rennes, rien ne prend sauf le feu», che si può più o meno tradurre come “a Rennes nulla si accende, tranne il fuoco”. Si riferisce al fatto che, nel corso della sua lunga storia, il luogo è stato spesso vittima di roghi. Ed è anche un modo scherzoso per dire che in città, a parte gli incendi, non succede nulla (quando in realtà è un posto molto vivace).
Fondata nel II secolo a.C dalla tribù gallica dei Redoni, Rennes venne occupata prima dai Romani e poi dai Bretoni, per passare in seguito in mano ai Franchi e infine entrare a far parte del Regno di Francia.
Sorgendo alla confluenza tra due fiumi, l’Ille e la Vilaine, è stata per secoli un importante centro finanziario e commerciale. Sfruttando i corsi d’acqua, erano moltissimi i mulini presenti. Tanto che a lungo Rennes fu appunto conosciuta come “la città dei mulini”.
Il grande incendio di Rennes
Era la notte tra il 22 e il 23 dicembre del 1720. Dalla bottega di un falegname, tal Henri Boutrouel, iniziò a divampare il fuoco. Non è certo, ma pare che la causa sia stata l’ubriachezza di Boutrouel, che non a caso aveva un soprannome particolare: “la cantina”. Sembra che l’uomo, durante un’accesa discussione con la moglie, stordito dall’alcool, abbia fatto cadere delle candela sui trucioli di legno.
Che sia andata così o meno, dalla sua bottega il rogo si propagò rapidamente e per quasi sette lunghi e disastrosi giorni divampò nel centro di Rennes.
Le concause del prolungato incendio furono molte:
- gli edifici, spesso costruiti in legno, si trovavano molto vicini gli uni agli altri;
- era inverno e dunque molte case e botteghe avevano riserve di legna e di grasso;
- i soldati chiamati a intervenire erano più interessati al saccheggio che al soccorso;
- gli abitanti provavano a salvare il salvabile dalle proprie case senza preoccuparsi di domare le fiamme.
L’incendio fu finalmente domato il 28 dicembre, quando fu ordinato di demolire diversi edifici per impedire al rogo di espandersi ulteriormente. Inoltre, fatto tutt’altro che secondario, iniziò finalmente a piovere, fatto che venne interpretato come un miracolo divino. Fu così che la maestosa cattedrale cittadina fu salvata.
Le conseguenze dell’incendio
Nei quasi sette giorni di inferno, circa il 40% della città venne distrutto. Quasi mille gli edifici in cenere, e poco meno di 10 mila le persone rimaste senza casa. Le vittime furono fortunatamente molto poche: non più di dieci, sembra, nonostante alcune cronache dei decenni successivi parlassero di migliaia di morti.
Il fuoco, tuttavia, fu anche un occasione di rinascita per la città. A Rennes, infatti, si aprì uno dei più importanti cantieri urbani dell’Europa dell’epoca.
Il progetto della nuova Rennes fu affidato dapprima a un ingegnere militare, Isaac Robelin, e subito dopo dato in mano all’architetto Jacques Gabriel. In pochi anni, da cittadina medievale piena di strade strette, mulini e strutture in legno, diventò un moderno centro d’ispirazione illuminista con edifici in pietra, grandi piazze e via spaziose.