Il grande incendio di Boston del 1872
La sera del 9 novembre del 1872 un terribile rogo scoppiò nel centro di Boston, riducendo in cenere centinaia di palazzi e causando danni per milioni di dollari. È ricordato ancora oggi come il “grande incendio di Boston”.
Indice
Boston nel 1872
Nel 1872 Boston, nel Massachusetts, ospitava oltre 250.000 abitanti (oggi sono quasi il triplo ma l’area metropolitana arriva a contare più di 4 milioni di persone).
All’indomani della Guerra di secessione americana, combattuta tra il 1861 e il 1865, la città era in piena fase di espansione. Sorsero molti nuovi edifici commerciali e civili, ma l’evoluzione urbanistica e demografica non fu accompagnata da miglioramenti nelle infrastrutture. La rete idrica, ad esempio, era ormai inadeguata alle nuove esigenze della popolazione.
Questa fu solo una delle cause che portarono al grande incendio del 1872. Le altre furono una cattiva prevenzione da parte delle autorità locali, il sistema telegrafico d’allarme e un’epidemia che in quel periodo colpì i cavalli, cioè il mezzo utilizzato dai pompieri per arrivare sul posto. In pratica, una “tempesta perfetta”.
La notte dell’incendio
Il 9 novembre del 1872 era un sabato. La sera la città era ancora in pieno movimento ma intorno alle 19, dal seminterrato di un magazzino commerciale tra i numeri 83 e 85 di Summer Street, in pieno centro, iniziarono a uscire fiamme e fumo.
Il primo allarme venne inviato alle 19,42 da una Fire Box all’angolo della strada. Boston, all’epoca, era una delle prime città ad avere un sistema di allarme telegrafico antincendio. L’aveva brevettato qualche anno prima proprio un medico della città, tale William Francis Channing (ne parliamo qui).
Quando i vigili del fuoco arrivarono, trovarono il palazzo già avvolto dalle fiamme. Queste stavano già propagandosi agli edifici circostanti e dunque furono inviati altri allarmi. Purtroppo gli uffici telegrafici, vista l’ora, erano già chiusi e molti cavalli, come già accennato, non disponibili.
L’incendio si propagò velocemente. Nonostante i palazzi fossero costruiti in mattoni, le fiamme andarono a colpire gli infissi, raggiungendo temperature altissime. Alcuni edifici arrivano addirittura a sciogliersi.
Dalle città vicine giunsero aiuti ma ci vollero più di 12 ore per domare le fiamme e si rese necessario usare del combustibile per far esplodere intere strutture così da bloccare l’espansione del rogo.
I danni e le cause
Le vittime furono relativamente poche, tra le 10 e le 20 persone, oltre a due pompieri. L’incendio devastò però il centro di Boston, distruggendo ben 776 edifici su un’area di 65 acri. Decine di milioni di dollari di proprietà e beni andarono letteralmente in fumo.
Tra le cause del terribile disastro, alcune già citate, ci furono:
- il non rispetto degli standard antincendio delle costruzioni;
- i tetti in legno;
- la presenza di magazzini commerciali pieni di sostanze infiammabili;
- il sistema idrico inadeguato e la pressione dell’acqua troppo bassa;
- le pompe dei vigili del fuoco troppo poco potenti per arrivare fino ai tetti;
- le cisterne d’acqua insufficienti per l’area interessata;
- l’impossibilità di isolare il gas del sistema di illuminazione pubblica, che causò l’esplosione di diversi lampioni;
- l’epidemia di influenza equina;
- gli uffici telegrafici chiusi;
- saccheggiatori e curiosi che rallentarono i soccorsi.
Le conseguenze del grande incendio di Boston
John Damrell, capo dei vigili del fuoco di Boston, fu colui al quale vennero addossate le colpe maggiori. Egli però si difese sostenendo che aveva già avvertito i funzionari locali del rischio di catastrofe in caso di incendio e che aveva tentato di adottare alcune misure preventive, tra cui il miglioramento delle infrastrutture idriche.
Damrell scrisse anche un lungo discorso — un memoriale difensivo di quasi trenta pagine. Venne comunque sostituito nella sua carica.
Quando perse il posto, continuò comunque la sua lotta contro gli incendi, lavorando per molti anni al miglioramento del codice edilizio nazionale.