Il grande incendio alla fabbrica Triangle Shirtwaist di New York
La sicurezza sul lavoro, nei primi del ‘900, era un “optional” trascurabile per la maggior parte delle aziende. Per non parlare delle norme antincendio (quindi dimentichiamoci di rilevatori di fumi, che pure già esistevano, sprinkler e vernici ignifughe). Se a tutto questo aggiungiamo una buona dose di sfruttamento delle donne e una dirigenza senza scrupoli, otterremo la ricetta perfetta per una tragedia. Ed è proprio ciò che è successo il 25 marzo del 1911 nel pieno centro di New York, in quello che è passato alla storia come il grande incendio alla fabbrica Triangle Shirtwaist.
Vi persero la vita oltre 140 persone, la maggior parte donne, e fu il peggior incidente industriale nella storia della città.
Indice
La Triangle Waist Company
Fondata nel 1900 da Max Blanck e Isaac Harris, entrambi ebrei russi immigrati negli Stati Uniti alla fine dell’800, la Triangle Shirtwaist Company era un’azienda che produceva bluse da donna, un capo d’abbigliamento all’epoca molto popolare tra le lavoratrici.
Da un piccolo negozio nel Greenwich Village, nel 1902 la società si trasferì al nono piano di un nuovo palazzo nella medesima zona della città. All’epoca noto come Asch building, l’edificio, secondo il suo proprietario, era a prova di incendio. E in parte, almeno per i regolamenti dell’epoca, tale dichiarazione rispondeva a verità. Tuttavia, secondo le norme edilizie, all’interno del palazzo avrebbero dovuto esserci tre scale. L’architetto ottenne però una deroga e ne progettò solo due. La terza sarebbe stata sul retro e avrebbe funzionato anche da scala antincendio.
Con gli anni gli affari della Triangle crebbero sempre di più: nel 1906 l’azienda di Blanck e Harris andò a occupare anche l’ottavo piano e nel 1910 acquistò pure il decimo, dove installò gli uffici amministrativi.
Arrivata al suo apice, la società impiegava circa 500 persone, la maggior parte delle quali donne, perlopiù giovani (e talvolta giovanissime) italiane ed ebree, pagate con miseri salari che andavano dai 7 ai 12 dollari a settimana a fronte di tantissime ore di lavoro: più di 60.
Oltre allo sfruttamento, anche le condizioni di sicurezza erano pessime. Le lavoratrici passavano le loro giornate in un luogo pieno di tessuti infiammabili, sotto luci e gas e con persone che fumavano (sebbene non fosse permesso) all’interno degli spazi.
L’incendio che si trasformò in tragedia
Il 25 marzo del 1911 era un sabato e alla La Triangle Shirtwaist Company si lavorava esattamente come gli altri giorni. Alle 16,40 iniziò a divampare un rogo dentro a un cestino con gli scarti tessili sotto al tavolo di uno dei tagliatori (mansione solitamente svolta dagli operai uomini), all’ottavo piano. La causa dell’innesco — si scoprì poi — fu probabilmente un fiammifero caduto tra i tessuti, o una sigaretta spenta male. Non mancarono, tuttavia, sospetti di incendio doloso, che capitavano di frequente nelle aziende tessili quando dei prodotti andavano fuori moda e si cercava di recuperare le spese coi risarcimenti delle assicurazioni.
Qualunque sia stata la causa, il fumo iniziò a fuoriuscire dalle finestre, e dalla strada fu notato da un passante, che chiamò i soccorsi.
Nel frattempo i dipendenti iniziarono a scappare per le due rampe di scale interne e attraverso gli ascensori. Un contabile diede l’allarme a quelli del decimo piano attraverso il telefono, che però al nono piano non c’era.
I due proprietari, che quel giorno erano in fabbrica in visita coi figli, scapparono dal tetto raggiungendo gli edifici accanto. Fecero lo stesso molti di coloro che lavoravano in amministrazione.
Prigionieri al nono piano
Al nono piano, intanto, l’allarme riuscì arrivare solo quando ormai erano giunte anche le fiamme, che avevano reso inutilizzabili scale e ascensori. Inoltre le porte erano bloccate, e non per via dell’incendio. Blanck e Harris, infatti, temendo furti da parte degli operai e per scoraggiare pause troppo lunghe, in pratica tenevano prigionieri i lavoratori.
In molti provarono a scendere lungo la scala esterna, quella antincendio. Questa, per via delle alte temperature e del troppo peso, crollò con le gente ancora sopra, causando la morte di venti persone. Le altre furono sopraffatte dalle fiamme, al punto che decine di donne e diversi uomini preferirono buttarsi dalle finestre (immagine terribile che ci ricorda quelle di un’altra data infausta: l’11 settembre del 2001).
Alla fine, nell’incendio alla fabbrica Triangle Shirtwaist di New York perirono 146 persone, tra cui ben 123 donne. 39 di queste erano italiane.
Fu, come già accennato, il più grande e tragico incidente industriale nella storia della Grande Mela.
L’intervento dei soccorsi
I pompieri arrivarono piuttosto rapidamente sul luogo ma furono impossibilitati a raggiungere i tre piani interessati dall’incendio perché le scale erano impraticabili e le loro scale allungabili arrivavano solo fino al settimo piano.
Inoltre i corpi che cadevano rendevano impossibile tentare di avvicinarsi all’edificio.
I vigili del fuoco provarono a mettere delle reti di sicurezza, ma anche queste non ressero e non riuscirono a salvare chi si gettava dalle finestre.
Le conseguenze dell’incendio alla fabbrica Triangle Shirtwaist
Dopo l’incidente vennero ovviamente aperte delle indagini e ci fu un processo a carico dei due proprietari. Blanck e Harris vennero assolti e ricevettero anche un risarcimento dall’assicurazione: circa 400 dollari per ogni vittima. Le famiglie, però, ne ricevettero soltanto 75.
Ai funerali delle vittime parteciparono migliaia di persone. La tremenda disgrazia ebbe una grande eco, sia a livello locale che nazionale. L’incidente diede un’importante spinta alla sindacalizzazione delle lavoratrici. A New York si formò un Comitato per la Sicurezza Pubblica, guidato da una delle testimoni oculari dell’incendio, Frances Perkins, che anni dopo diventò Segretario del Lavoro degli Stati Uniti (equivalente al nostro Ministro del lavoro).
Nacque anche una Commissione Investigativa sulle Fabbriche, fondata per indagare sulle condizioni di lavoro e creare leggi ad hoc per migliorarle. A partire dai regolamenti antincendio, furono poi emanate decine di nuove norme.
Tre targhe poste sul lato sud-orientale dell’edificio oggi ricordano le vittime.
Sei tra le donne morte furono identificate solo di recente, a più di un secolo dall’incendio. A loro è dedicato un monumento all’Evergreen Cemetery, raffigurante una donna inginocchiata.
Nel 2008, inoltre, è stata fondata la Remember the Triangle Fire Coalition, un’associazione formata da oltre 200 organizzazioni e singole persone, allo scopo di ricordare la tragedia e di creare un monumento pubblico in onore delle persone decedute.