I rischi di incendio con le stufe e le caldaie a pellet
L’inverno è alle porte. Tra i prezzi di gas e luce schizzati alle stelle e la selva di bonus concessi dal governo, l’interesse per l’utilizzo di altri sistemi di riscaldamento è in costante aumento. Tra di essi, sono sempre più gettonate le stufe e le caldaie a pellet. Cerchiamo di capire come funzionano e se pongono rischi d’incendio.
Indice
I pellet, sempre più diffusi
Prima di passare oltre occorre definire di cosa stiamo parlando.
I cosiddetti pellet sono dei piccoli cilindri di legno pressato. Sono prodotti a partire da legno vergine (di bosco o di piantagione), da residui industriali di lavorazione del legno oppure da legno di recupero.
Si tratta di un combustibile molto efficiente. Il potere calorifico, a parità di volume, è circa il doppio rispetto alla normale legna da ardere.
Sviluppati negli anni ’70 da un ingegnere statunitense durante la crisi energetica del 1973, i pellet sono stati pensati per il settore industriale. Negli anni, tuttavia, hanno conquistato anche il mercato domestico. Un tempo fonte energetica di nicchia, sono diventati poi sempre più diffusi.
Oggi l’Italia è il maggior consumatore di questo prodotto. Nel nostro paese se ne adoperano circa 3 milioni di tonnellate all’anno.
Stufe, idrostufe e caldaie a pellet: non sono la stessa cosa
I pellet si possono impiegare come combustibile in stufe, idrostufe e caldaie, che non sono la stessa cosa.
- La stufa scalda l’aria. È solitamente progettata con un design tale da poterla integrare nella propria abitazione come elemento d’arredo.
- La caldaia, esattamente come quella classica a gas, scalda l’acqua. Per questo può essere usata su un impianto di riscaldamento a radiatori e a pavimento. Necessita di un locale tecnico dedicato.
- L’idrostufa (o termostufa a pellet idro) scalda l’acqua come una caldaia, ma si può tenere in casa come arredo allo stesso modo di una stufa. Tuttavia non è potente quanto una caldaia ed è indicata per abitazioni più piccole e nuclei familiari ridotti.
C’è rischio d’incendio con i sistemi a pellet?
Come per camini e caldaie tradizionali, il maggior rischio risiede nella canna fumaria. Questa, infatti, porta verso l’esterno i fumi che derivano dalla combustione e che possono raggiungere temperature altissime.
La canna fumaria, dunque, necessita di una grande attenzione. Va progettata, installata e collegata a regola d’arte, rispettando tutte le norme di sicurezza.
I fattori di rischio più grandi sono:
- accumuli e incrostazioni di acidi di zolfo che possono causare combustioni inaspettate;
- troppi cambi di direzione e/o sensibili restringimenti di diametro della canna fumaria;
- cattiva coibentazione della canna fumaria a contatto con superfici infiammabili come travi e perline di legno.
Le caldaie e le stufe in sé e per sé, invece, non pongono particolari rischi, specialmente quelle di ultima generazione. Ovviamente ci sono locali in cui non è possibile collocarle: quelli ad alto rischio incendio come box, garage e autorimesse; e, per le stufe, camere da letto e bagni.
Le stufe vanno posizionate su supporti ignifughi e lontane da oggetti infiammabili. Occorre inoltre svolgere periodiche pulizie e controlli.
Anche in case interamente in legno, non si pongono ulteriori problemi. Come abbiamo visto più volte, il legno ha una resistenza al fuoco più alta rispetto ai tradizionali materiali da costruzione. La combustione è molto lenta e le caratteristiche meccaniche si conservano più a lungo, permettendo alle strutture di mantenersi sicure anche quando parzialmente intaccate dalle fiamme, facilitando l’evacuazione.
Con l’impiego delle vernici ignifughe come quelle della gamma Firewall di Renner Italia, inoltre, la resistenza al fuoco aumenta.