I due grandi incendi di New Orleans del 18º secolo
Tra le più affascinanti mete degli Stati Uniti, New Orleans è anche quella con una delle più sfortunate storie di disastri. Tra questi c’è ovviamente quella sorta di apocalisse biblica che fu l’uragano Katrina, che nel 2005 devastò la città e fece centinaia di vittime. Ma tra le più grandi tragedie che colpirono il luogo vanno ricordati anche i due grandi incendi di New Orleans: a pochi anni di distanza uno dall’altro, nel XVIII secolo, cancellarono parte dell’area urbana.
Indice
New Orleans, una città crocevia di cultura ma preda degli elementi
Era il 1717 quando gli uomini della cosiddetta Compagnia del Mississippi giunsero a un’ansa a forma di mezzaluna sul delta del grande fiume americano. Il francese Jean-Baptiste Le Moyne de Bienville, governatore coloniale della Louisiana francese, scrisse ai direttori della Compagnia, dicendo che quel luogo, secondo lui al riparo da uragani e maree, sarebbe stato perfetto per insediarvi la capitale della colonia.
De Bienville ebbe il via libera e, nella primavera del 1718, nacque ufficialmente La Nouvelle-Orléans, chiamata così in onore di Filippo II, duca d’Orléans.
All’epoca il territorio era occupato dalle tribù di nativi americani Chitimacha ed era caratterizzato da paludi e terreni alluvionali. D’altra parte, si trovava in un punto strategico per i commerci fluviali e marittimi.
I Chitimacha furono sterminati e scacciati, e nel 1723 la città divenne appunto capitale della colonia.
Da allora il controllo di La Nouvelle-Orléans passò più volte di mano: nel 1763 fu ceduta dalla Francia all’impero spagnolo, che la controllò fino al 1800. Dopo un’altra breve parentesi francese in epoca napoleonica, la città venne acquistata dagli Stati Uniti nel 1803.
Nel frattempo, quella che ormai si chiamava New Orleans, era diventata un crocevia di culture: francesi, spagnoli, filippini (di discendenza spagnola, che arrivarono lì dal Messico), creoli e soprattutto africani, per via della tratta degli schiavi.
Contrariamente alle convinzioni di De Bienville, però, il luogo in cui sorge New Orleans è tutt’altro che al sicuro da uragani e maree, tanto che la storia di questa meravigliosa città è costellata di disastri naturali (su tutti il già citato uragano Katrina del 2005). A questi, fin dai suoi primi decenni di esistenza, sono andati ad aggiungersi anche due terribili incendi.
Il primo incendio di New Orleans, quello del 1788
Nel 1788 New Orleans si trovava sotto la dominazione spagnola. Era ancora poco più di un rurale villaggio in legno, e la popolazione era ancora molto ridotta: tra i 3000 e i 5000 abitanti. Nella notte tra il 21 e il 22 marzo, all’interno della residenza di un membro dell’esercito, tal Don Vicente Jose Nunez, si scatenò un incendio. Le cause non furono mai note, ma le fiamme si diffusero rapidamente, anche grazie un implacabile vento da sud che rendeva vano ogni tentativo di domare il rogo.
Quasi 900 edifici furono ridotti in cenere: tutti i luoghi commerciali, gran parte delle abitazioni, il carcere, l’armeria, i palazzi amministrativi.
In una sua lettera alle autorità spagnole, il governatore dell’epoca, Esteban Rodríguez Miró, scrisse: «Se l’immaginazione potesse descrivere ciò che i nostri sensi ci permettono di provare alla vista e al tatto, la ragione stessa indietreggerebbe per l’orrore, e non è facile dire se la vista di un’intera città in fiamme fosse più orribile da vedere della sofferenza e della condizione pietosa in cui ognuno era coinvolto. Le madri, in cerca di un rifugio per i loro piccoli e abbandonando i loro beni terreni all’avidità dell’implacabile nemico, si ritiravano in luoghi lontani piuttosto che essere testimoni della loro totale rovina. Padri e mariti erano impegnati a salvare qualsiasi oggetto che le fiamme in rapida espansione avrebbero permesso loro di portare via, mentre lo smarrimento generale era tale da impedire di trovare un luogo sicuro anche per questi».
Il secondo dei grandi incendi di New Orleans, quello del 1794
L’incendio spazzò via quasi totalmente il nucleo della città, quello che ancora oggi è conosciuto come il quartiere francese. Caratterizzato da un’architettura in stile coloniale francese, venne ricostruito in stile coloniale spagnolo, seguendo tra l’altro regole antincendio più rigorose. Regole che però, a quanto pare, non bastarono, visto che pochi anni dopo il dramma si ripeté.
Nel 1794, a ricostruzione ancora in corso, la città era in piena espansione urbanistica. Più che sulla prevenzione degli incendi, tuttavia, le autorità si concentravano sulla loro soppressione. Non sempre questa strategia ebbe successo. In quell’anno, infatti, si verificò il secondo grande incendio di New Orleans.
Questo si scatenò l’8 dicembre in un cortile in cui alcuni ragazzi stavano — letteralmente — giocando col fuoco. Persero il controllo delle fiamme che, di nuovo per via del vento, andarono a incendiare le case di legno delle zona. Alcune di esse erano praticamente nuove, edificate dopo il primo incendio.
In tre ore il rogo distrusse più di 200 edifici. Ancora una volta, si pensò rapidamente a ricostruire, ma in questo caso le autorità puntarono sulla prevenzione. Le nuove regole stabilivano infatti che le nuove case «devono essere costruite con mattoni e un tetto piano o di tegole» e che «le case a due piani dovrebbero essere tutte costruite con mattoni o legname, riempite di mattoni tra i pali verticali, i pali da ricoprire con cemento, più un tetto piano di tegole o mattoni. Le case esistenti dovevano essere rinforzate per sopportare un tetto di materiali ignifughi e le loro travi di legno ricoperte di stucco».