Gli incendi dell’Attica del 2018
Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. Gli incendi dell’Attica, in Grecia, tra il 23 e il 26 luglio del 2018, hanno mietuto moltissime vittime, distrutto un’ampia zona boschiva e molte abitazioni.
Si è trattata di una delle peggiori catastrofi urbane del XXI secolo.
Il primo incendio
Siamo nell’Attica, la più importante e popolosa tra le regioni della Grecia (il nome corretto, però, non è regione, bensì periferia). È il 23 luglio, attorno alle 12,00 di una calda giornata estiva. Affacciata sul Golfo di Megara c’è Kineta, piccola località turistica e balneare a poco più di 50 km dalla capitale.
È qui che scoppia il primo incendio. All’inizio sembra un episodio isolato ma poche ore dopo un secondo rogo divampa nei pressi della cittadina di Penteli, a quasi 70 km da Kineta. In breve tempo le fiamme si diffondono fino ai centri vacanzieri di Mati e Nea Makri.
In poco tempo i due estremi opposti della periferia — da una parte Megara, dall’altra Maratona — vanno a fuoco. Nella zona di Kineta e Megara, tuttavia, il problema viene risolto relativamente presto e senza vittime. Non è così per l’altro incendio, quello di Mati, Nea Makri e Maratona.
Il secondo incendio
Le particolari condizioni atmosferiche del periodo — forti e caldi venti oltre i 60km/h, e una temperatura di circa 40°C — fanno sì che gli incendi si propaghino rapidamente. Vengono impiegati tutti i mezzi a disposizione ma i roghi vanno avanti per diversi giorni, fino al 26 luglio.
Per gli abitanti e i turisti è un inferno. Gli incendi sono così violenti che molte famiglie perdono la vita in casa o in macchina, accerchiate dal fuoco. Tra le tante storie drammatiche c’è quella delle 26 vittime carbonizzate, abbracciate tra di loro nell’ultimo, disperato tentativo di proteggersi, ritrovate dai Vigili del Fuoco in una villa di Mati.
I sopravvissuti si rifugiano sulle spiagge e in mare, anche se il fumo e le fiamme rendono difficile respirare e vedere cosa stia accadendo. Molte persone restano in acqua tra le 4 e le 5 ore perché impossibilitate a toccare terra a causa del calore insopportabile e dell’aria irrespirabile.
Si stima che in totale siano oltre 100 le vittime, alle quali si aggiungono più di 500 feriti e circa 1500 abitazioni andate distrutte o gravemente danneggiate. Il paesino di Mati, ad esempio, è stato quasi totalmente cancellato.
Gli aiuti internazionali e la solidarietà
Molti paesi — tra cui l’Albania, la Macedonia del Nord e Cipro — hanno inviato aiuti economici e squadre di ingegneri e Vigili del Fuoco. Anche la Polonia e il Portogallo hanno mandato decine di pompieri. Italia, Croazia, Spagna e Romania hanno fornito uomini e mezzi e gli USA hanno adoperato dei droni per individuare dall’alto gli incendi.
I cittadini greci si sono impegnati nell’aiutare i connazionali. Si è creato un fortissimo legame di solidarietà: i taxi hanno trasportato via gratuitamente le persone dalla zone colpite, le farmacie hanno regalato medicinali e medicazioni, i bar e ristoranti hanno offerto pasti agli sfollati, i supermercati hanno donato acqua e cibo gratis, gli albergatori hanno offerto alloggio gratuito ai sopravvissuti.
Le cause che scatenarono gli incendi dell’Attica del 2018
Dopo la catastrofe, il portavoce della Protezione Civile greca, Spyros Georgiou, dichiarò che molte delle case distrutte «sorgevano in un’area a rischio incendi». Area in cui, inoltre, è alto il numero delle abitazioni abusive. Trattandosi di una zona di grande interesse turistico e speculazione edilizia, si è subito pensato a incendi dolosi. Altre ipotesi in campo: un guasto a un palo della luce e l’involontaria azione di qualche privato, intento a bruciare sterpaglie.
Ad oggi sono molte le indagini condotte e l’ipotesi più probabile appare proprio quella del rogo involontario. Tuttavia la situazione è peggiorata rapidamente per una terribile concomitanza di eventi: temperature alte, vento, un primo incendio che ha catalizzato sul luogo molto personale e mezzi. A questi si aggiungono poi la disorganizzazione nel gestire l’emergenza e una pessima pianificazione urbana. Le strutture abusive (perlopiù costruite senza accorgimenti antincendio, come le vernici ignifughe), la mancanza di apposite aree di rifugio e le strade strette si sono infatti trasformate in una vera e propria trappola.
Le conseguenze politiche degli incendi dell’Attica
L’allora premier greco Tsipras dichiarò: «È una lotta per salvare ciò che può essere salvato. Una lotta per sconfiggere il fuoco, una lotta per trovare i dispersi, in modo da non piangere altre vite e alleviare il dolore delle persone colpite. Non ci sono parole per descrivere i nostri sentimenti in tempi come questi: il Paese sta vivendo una tragedia indescrivibile, decine di vite umane sono scomparse e questo è insopportabile per tutti, soprattutto per le famiglie che hanno perso i loro cari».
Ma il fuoco anche anche fatto tremare la politica greca. Il viceministro della sicurezza, Nikolaos Toskas, ha rassegnato le dimissioni il 27 luglio, poco dopo la fine degli incendi. La stessa Protezione Civile e i Vigili del Fuoco sono stati considerati incapaci di gestire una situazione del genere. Molti dei testimoni, tra coloro che sono scampati alle fiamme, hanno dichiarato che prima di due ore nessuno è andato a soccorrerli.
La ricostruzione
In Attica, dopo la tragedia, la ricostruzione è ancora in corso, anche se a rilento. Si sono dovuti superare parecchi ostacoli burocratici e amministrativi per l’attuazione di un piano che garantisca la sicurezza e un’evacuazione efficace agli abitanti della zona.
Sono stati installati cartelli che segnalano gli accessi al mare. È stata presa in considerazione la creazione di percorsi diretti alle spiagge diversi da quelli abituali. Il progetto urbanistico prevede la creazione di una passeggiata lungo la costa, con piste ciclabili e pedonali. Per realizzarlo occorrerà demolire 140 abitazioni, molte delle quali abusive.
Per molte delle famiglie che hanno perso la casa, o la cui abitazione è stata gravemente danneggiata, il ritorno alla normalità è ancora lontano.