Estintore antincendio: tutto quello che c’è da sapere
Indice
Le misure di protezione dagli incendi si dividono in attive e passive. I cosiddetti strumenti attivi sono quelli che si usano o entrano in azione per rivelare o estinguere le fiamme. Si tratta quindi di impianti o di dispositivi azionati dagli uomini. Tra questi ci sono allarmi, rilevatori e l’estintore antincendio.
Gli strumenti passivi sono invece quelli che rallentano l’incendio e agevolano la messa in salvo di persone e cose. Sono i materiali incombustibili, i sistemi di ventilazione, la distanza di sicurezza tra le strutture, le barriere antincendio e le vernici ignifughe e intumescenti, come quelle della gamma Firewall di Renner Italia.
Gli estintori sono dunque fondamentali per la sicurezza. Se usati correttamente e tempestivamente possono limitare i danni e salvare la vita di molte persone. Tra le attrezzature e strumenti antincendio sono quelli che possono essere usati praticamente da chiunque.
Com’è fatto l’estintore antincendio?
Un estintore è in genere costituito da diverse componenti, che dipendono dal formato e dalla grandezza.
Indicativamente sono presenti:
- uno o più serbatoi, che servono per contenere l’agente estinguente o il propellente. Il materiale usato per il guscio esterno dei serbatoi è il metallo (acciaio o alluminio);
- una valvola che serve a regolare il flusso emesso. Ci sono anche pulsanti di azionamento, una maniglia per reggere l’estintore e un manometro (specifico negli estintori a pressione);
- una sicura (o spinetta) per evitare che l’estintore si azioni accidentalmente;
- un tubo flessibile — o manichetta — che può essere indirizzato nella direzione voluta (ma può anche non essere presente negli estintori più piccoli);
- un agente estinguente, cioè il prodotto che spegne le fiamme;
- un gas o propellente che serve per espellere l’agente estinguente.
Il tutto è racchiuso da un corpo esterno tradizionalmente in colore rosso, così da essere facilmente riconoscibile e rintracciabile nel momento del bisogno.
Come si aziona l’estintore antincendio?
Durante un incendio è bene ricordare sempre che la prima cosa da fare è chiamare i Vigili del Fuoco (115 o 112). Può accadere che non riescano subito a raggiungere il luogo colpito dalle fiamme, quindi, se si ha un estintore, è importante imparare ad usarlo, ricordando però che non tutti gli estintori vanno bene per ogni tipo di incendio.
Ci sono infatti molte differenze in base al tipo di combustione (classe A, B, C, D) e per ciascuna di esse esistono estintori specifici. Ve ne sono ad acqua, a polveri, a schiuma, ad anidride carbonica.
Inoltre va ricordato che non si può e non si deve affrontare un grande incendio con un estintore, che invece va usato in caso di principio di incendio e quando le fiamme sono ancora contenute.
Nella pratica, ecco cosa fare per manovrare un estintore correttamente:
- trovare una via di fuga e assicurarsi di avere le spalle rivolte verso di essa, così da poter scappare rapidamente in caso di necessità;
- togliere la sicura o la spinetta di sicurezza dall’estintore;
- impugnare l’estintore con forza con una mano. Con l’altra mano — la principale — tenere la manichetta;
- tenere il tubo in direzione orizzontale con la mano principale;
- posizionarsi tra i 2,5 e i 4 metri di distanza dalle fiamme e avvicinarsi con molta calma;
- puntare alla base delle fiamme;
- premere la valvola;
- muovere la manichetta a ventaglio: da destra a sinistra e viceversa.
Classificazione degli incendi e relativi estintori
Le principali domande che si pone chi desidera acquistare un estintore sono:
per quali tipi di fuoco e più efficace un estintore a polvere?
qual è l’estintore ideale per gli incendi di classe A?
quale tipo di fuoco spegne l’estintore a schiuma?
Usare l’estintore giusto è fondamentale, perché se si utilizza quello sbagliato c’è il rischio che risulti inefficace o che peggiori addirittura la situazione, mettendo a rischio le persone e le cose.
Occorre dunque prima stabilire le tipologie di incendi. Come già accennato, sono state definite quattro classi principali.
- Classe A: incendi di tessuti, legna, carbone, pelli, carta, gomma, plastica. In genere tutti i combustibili solidi. Esistono due tipi di combustione: viva con fiamma e lenta senza fiamma. Queste possono variare molto in base alla grandezza, alla quantità, alla porosità, all’umidità del materiale, e alla ventilazione e all’umidità dell’ambiente.
In questo caso si usano estintori ad acqua o a schiuma (si può utilizzare anche quello a CO2, ma con scarsi risultati). - Classe B: sono quelli alimentati da liquidi come benzina, solventi, grasso, oli minerali e olio.
Si usa l’estintore a polvere, a schiuma (consigliato) o ad anidride carbonica.
Evitare assolutamente l’acqua! - Classe C: sono gli incendi da combustibili gassosi come idrogeno, GPL, metano, butano, acetilene, propilene. Sono molto pericolosi perché esiste la possibilità che esplodano. La cosa più importante è bloccare la fuoriuscita del gas.
Si consigliano estintori a polvere o a CO2. - Classe D: è l’incendio da metalli combustibili come alluminio, magnesio, sodio, e potassio.
Gli estintori adatti sono quelli con una polvere chimica secca speciale. Sono incendi difficili da domare ed è sempre meglio affidarsi a specialisti.
Evitare altri tipi di agenti estinguenti che potrebbero reagire e peggiorare la situazione.
C’è inoltre la Classe F (o Classe K)che indica quelli causati da oli e grassi durante la cottura. In questo caso gli estintori consigliati sono quelli a schiuma.
Meglio evitare gli altri: potrebbero essere pericolosi.
Quali sono i diversi tipi di estintore antincendio?
Come abbiamo già spiegato, non tutti gli estintori sono uguali e non tutti contengono lo stesso tipo di agente estinguente.
Dopo aver fatto luce sulle diverse classi di incendio, ecco di seguito le tipologie di agenti estinguenti.
- Estintore ad acqua: è un agente che opera per raffreddamento. Con il calore della combustione l’agente estinguente si vaporizza e soffoca le fiamme.
Non contiene acqua pura, ma miscelata con sostanze che amplificano l’effetto bagnante.
Questo tipo di estintore non è tossico, è economico ed è facile da reperire.
L’estintore ad acqua a pressione permanente ha una imboccatura “a doccetta” per nebulizzare l’agente estinguente riuscendo quindi a raffreddare una maggiore superficie.
Non può essere usato su apparecchiature elettriche o elettroniche, né a temperature inferiori a 0°C a meno che non siano presenti additivi anticongelanti. - Estintore ad anidride carbonica (CO2): l’agente estinguente è conservato in recipienti a pressione allo stato liquido. A contatto con l’aria si trasforma in “neve carbonica” o “ghiaccio secco” che fa abbassare le temperature (-79°C) durante la combustione e sottrae ossigeno.
Non lascia residui, ma non è sconsigliato usarlo all’aperto, dove ha meno efficacia in quanto la gittata è limitata. Bisogna avvicinarsi molto all’incendio per poterlo utilizzare.
Può essere usato su apparecchiature elettroniche in tensione (anche fino a 1000 V), ma non su fuochi di classe A o su fuochi di classe D.
Vanno bene invece per i fuochi di classe B e C. - Estintore a schiuma: ha al suo interno un liquido schiumogeno che viene diluito in acqua (dal 3 al 10%). Attraverso una imboccatura a lancia, il liquido si espande a contatto con l’aria e crea una schiuma che soffoca le fiamme e raffredda.
Questo si può utilizzare sui focolai di classe A e B.
Non si può utilizzare sui quadri elettrici e sui focolai di classe D. - Estintore a polvere: è presente una polvere chimica (essenzialmente composti salini), che soffoca le fiamme e abbassa la temperatura.
Per le classi di incendio B e C si usano estintori con il bicarbonato di potassio o bicarbonato di sodio.
Per classi di incendio A, B e C quelli con polveri trivalenti.
Una volta estinte le fiamme è bene arieggiare perché potrebbero rimanere nell’aria particelle chimiche dannose per l’utilizzatore.
La storia dell’estintore
Nel corso di tutta la storia umana possiamo trovare rudimentali esempi di dispositivi antincendio attivi. La loro evoluzione ha portato all’oggetto che oggi noi tutti conosciamo.
Tra i primissimi esempi c’è quello inventato dall’ingegnere greco Ctesibio ad Alessandria d’Egitto intorno al 200 A.C. A lui si devono le invenzioni della pompa, dell’organo a canne e dell’orologio ad acqua. Ctesibio sviluppò un vaso — di pelle o legno — con una pompa a mano capace di spargere acqua sul fuoco.
Attrezzi simili vennero usati fino al Medioevo.
Le vere evoluzioni si ebbero però a partire dal 1700.
Nel 1715, il tedesco Zacharias Greyl ebbe l’idea di una “botte antincendio”. Era un modello da 20 litri che conteneva acqua e una piccola dose di polvere pirica. Questa poteva essere innescata con una miccia. Una volta accesa, la botte veniva fatta esplodere vicino all’incendio così da irradiare acqua sulle fiamme.
Poco più tardi, nel 1723, il chimico britannico Ambrose Godfrey brevettò un dispositivo simile: una botte riempita con liquido antincendio e un contenitore in peltro con polvere da sparo.
Il primo estintore moderno fu opera del capitano George William Manby, che in Inghilterra, nel 1818, inventò una recipiente di rame da 13,6 litri pieno di carbonato di potassio (cenere perlata) pressurizzato ad aria compressa.
L’evoluzione degli estintori
In Francia, nel 1866, Francois Carlier brevettò il suo estintore soda-acido con una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio con acido tartarico, ottenendo schiuma e anidride carbonica gassosa, utilizzata come propellente.
L’estintore a cartuccia fu sviluppato nel 1881 in Inghilterra dalla Read & Campbell Limited. Questo modello utilizzava acqua o soluzioni a base acquosa.
Nel 1890 qualcuno pensò di tornare al medesimo principio delle botti esplosive del ‘700. Si usavano infatti bottiglie di vetro riempite di tetracloruro di carbonio e lanciate — come molotov al contrario — sulle fiamme.
Fu un russo, Aleksandr Loran, a costruire l’estintore a schiuma. Era il 1904, e il suo apparecchio era talmente efficace che riuscì a domare un incendio di nafta.
Per l’estintore ad anidride carbonica bisognerà invece aspettare altri vent’anni. L’idea arrivò dagli Stati Uniti. Era un cilindro metallico con una valvola rotonda e un tubo di ottone ricoperto di cotone.
Negli anni ’50 in Europa fu inventata la polvere trivalente ABC, mentre nel 1969 le industrie chimiche di Montecatini sintetizzarono il fluobrene, comunemente chiamato ammazzafuoco. Ebbe grande successo, e inizialmente lo si vide in azione sui circuiti automobilistici.
Da allora il settore è in costante e continua evoluzione e i dispositivi in commercio sono sempre più affidabili ed efficaci.