La storia del palo dei pompieri
Utilizzato per velocizzare le operazioni, il palo dei pompieri è ormai diventato un vero e proprio simbolo “ufficioso” dei Vigili del Fuoco. Reso celebre da centinaia di film, serie tv e fumetti (ce lo ricordiamo ancora in Ghostbuster, giusto? E nella vecchia serie tv di Batman?), spesso e volentieri viene fatto provare ai bambini — con loro somma gioia — durante le manifestazioni e le dimostrazioni pubbliche. E non manca chi sogna un palo dei pompieri in casa.
Quando è nato il palo dei pompieri?
Il primo pompiere della storia a scivolare giù da un palo fu un certo George Reid, della Compagnia 21 dei Vigili del Fuoco di Chicago.
Era il 1878 e Reid lavorava in una caserma di tre piani. All’epoca solitamente le caserme americane erano strutturate in maniera molto simile tra loro: al piano terra stavano l’equipaggiamento e i cavalli (si usavano quelli, prima dell’autopompa); al primo piano c’era l’area in cui dormivano, mangiavano e si riposavano i pompieri; al secondo piano, infine, venivano stipate le scorte di fieno per gli animali.
Per impedire ai cavalli di salire ai piani superiori, si usavano scale a chiocciola, che però rallentavano molto la discesa degli uomini.
Un giorno, quando suonò l’allarme, Reid, che stava nel granaio, prese il palo e lo usò per scivolare giù rapidamente attraverso la tromba delle scale. Una mossa tanto scavezzacollo quanto geniale, che destò l’attenzione del suo capitano, tale David Kenyon.
Kenyon, impressionato dalla funzionalità di quella soluzione, decise quindi di installare una lunga asta tra il primo piano e il piano terra. Era nato il primo palo dei pompieri. Interamente in legno, veniva verniciato per ridurre l’attrito.
In pochi anni l’idea di Reid, sviluppata da Kenyon, si diffuse prima in tutto il paese e poi nel resto del mondo.
Come si chiama il palo dei pompieri?
Spesso denominato come “pertica di collegamento”, viene anche comunemente chiamato “palo”.
Quando, nel 1956, venne inaugurata a Milano la caserma di via Messina, all’epoca all’avanguardia a livello internazionale, in un articolo uscito sul Corriere della Sera (reperibile qui), si dice: «Nel corpo che prospetta su via Messina sono fra l’altro le autorimesse, per 24 autopompe e, in due dei piani superiori le 24 camerate dei dormitori con i loro 377 posti-letto; al terzo piano, la mensa (con le cucine) e i grandi ambienti per lo svago, con i biliardi; da ogni luogo i vigili possono precipitarsi a pianterreno per la “direttissima” verticale, perché le botole con 16 pali di discesa sono dislocate al centro come alle ali dell’edificio, 15 metri per tratto».
I Vigili del Fuoco usano davvero la pertica?
Sì, ma non dappertutto. Non tutte le caserme le hanno installate. Molte non vengono utilizzate a seguito della legge in materia di sicurezza sul lavoro (626/96). In diversi comandi, però, vengono ancora usate quotidianamente, ad esempio in quello di Bologna, che abbiamo contattato per chiedere conferma.
Nel luogo in cui sono nate, cioè negli Stati Uniti, le pertiche stanno invece via via scomparendo. Questo a causa degli incidenti, che sono rari ma che tuttavia ci sono: gambe rotte, caviglie slogate, concussioni.
In passato — prima di accorgimenti come le ringhiere attorno alla botola e materassini morbidi nella zona di caduta — ci sono state vittime. In Italia, ad esempio, nel 1985, c’è stato un morto in servizio, caduto dalla pertica.
Le alternative al palo dei pompieri
In molte moderne caserme l’area operativa e quella di riposo e svago sono posizionate a piano terra, così da evitare scale e pertiche.
Negli USA si usano anche gli scivoli, ugualmente rapidi, meno pericolosi, e sicuramente più divertenti.