Un libro racconta la storia dei Vigili del Fuoco
«I pompieri aiutano tutti, senza distinzione di ceto, di sesso, di origine o di religione. I pompieri vengono ammirati per la loro grande qualità di aiutare gli altri senza chiedere niente in cambio. Sono il più grande esempio di come il detto popolare “non cercare gratificazione per quello che si fa per gli altri, perché fare le cose è la gratificazione stessa” possa essere profondamente vero». A scriverlo è Matteo Serra, che ha firmato un bel saggio sulla storia dei Vigili del Fuoco, pubblicato in questi giorni dall’editore romagnolo Diarkos.
Milanese, classe 1994, Serra è un giornalista e speaker radiofonico che si occupa di sport sulle pagine del Fatto Quotidiano e del Foglio, oltre che sulle frequenze di Radio Popolare.
Grande ammiratore del corpo dei pompieri, l’autore non esita a definirli “eroi” fin dal titolo dell’opera: La storia dei Vigili del Fuoco. Come si diventa eroi.
La storia dei Vigili del Fuoco: dall’Antico Egitto a Napoleone
Frutto di una grande ricerca storica, il libro, che consta di 320 pagine, inizia dall’Antico Egitto e dall’incendio che nel 47 a.C. distrusse parte della Biblioteca di Alessandria. Un fatto che — secondo molti studiosi — convinse i regnanti a istituire un gruppo di persone che avesse il compito di intervenire contro le fiamme.
Da lì Serra porta il lettore in un lungo itinerario attraverso le epoche, diviso in quattro sezioni. La prima va dalla Roma di Augusto — che vide la nascita del vero antenato dell’attuale corpo dei vigili del fuoco — e arriva a Napoleone, che diede ai pompieri un’organizzazione moderna.
Dall’800 alla seconda guerra mondiale
Il secondo prende invece avvio nell’800 e si conclude con il secondo dopoguerra, passando per tragedie come il terremoto di Messina del 1908 e le due grandi guerre mondiali. Riguardo a queste ultime, Serra scrive: «i vigili del fuoco sono stati molto spesso il solo braccio a cui potevano aggrapparsi i tanti civili che hanno combattuto un conflitto parallelo, non in trincea ma nelle città come nelle campagne; una guerra fatta di paura, nascondigli, fame e sofferenza. In questo contesto non lo Stato, impegnato in altro, non l’esercito, spesso pura macchina esecutiva di voleri più grandi, ma i pompieri sono stati l’ancora di salvezza per le persone».
La storia dei Vigili del Fuoco dalla metà del ‘900 a oggi
La terza parte del libro affronta invece le molte missioni all’estero, riguardo alle quali la presenza dei nostri vigili del fuoco è assai poco conosciuta. Da lì, nella quarta e ultima parte si arriva all’evento che più di tutti ha segnato il nuovo millennio e la storia recente dei pompieri. Si tratta ovviamente dell’11 settembre 2001. Quel giorno il New York Fire Department subì la perdita di ben 343 uomini durante e dopo il crollo delle due torri del World Trade Center.
Al di là dei (tanti, tantissimi) atti eroici e delle storie personali e collettive che ci sono dietro, ciò che emerge dal libro di Serra è l’assoluta peculiarità di un corpo capace di intervenire in ogni situazione e contesto, e amato e rispettato al di là di bandiere e idee politiche. «È una storia globale fatta di tante vicende personali, tutte simili e tutte accomunate da un forte senso di coraggio e spirito di abnegazione. […] Perché la volontà di salvare vite e offrire la propria alla collettività non conosce confini» recita il comunicato stampa del libro.
Uno sguardo al futuro
E se La storia dei Vigili del Fuoco. Come si diventa eroi è un viaggio nel passato, remoto e recente, non manca uno sguardo al futuro. A offrirlo è la prefazione, scritta da Fabio Dattilo, attuale Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. «Il nostro mestiere è in continua evoluzione» scrive Dattilo. Che continua: «Noi dobbiamo saper rapidamente guardare a quel che ci è accaduto nel passato, rimanendo ancorati al presente, ma progettando già il futuro, perché è nella tradizione dei vigili del fuoco arrivare il prima e il meglio attrezzati possibile alle nuove sfide».
Tra queste nuove sfide, Dattilo ne identifica alcune ben precise: «L’emergenza epidemiologica innanzitutto, ma anche quella legata ai cambiamenti climatici deve vederci impegnati in maniera adeguata. In questo senso, c’è un’agenda a livello internazionale, green, per rendere decarbonizzato il mondo e, da questo punto di vista, noi stiamo lavorando parecchio, anche nella parte normativa, per fare in modo che, ad esempio, qualche metanodotto possa diventare nel futuro un idrogenodotto. Ci vorranno venti, trent’anni, ma noi stiamo già studiando, insieme agli attori principali, quali sono le normative per rendere sempre più sicuri questi impianti».