Il grande incendio di Amburgo
Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. Sono ignote le cause del grande incendio di Amburgo, che scoppiò nella notte del 5 maggio 1842 e bruciò per 4 giorni, distruggendo un terzo dell’importante città commerciale nel nord della Germania, che allora contava circa 150mila abitanti.
Il grande incendio di Amburgo ebbe inizio alle prime ore del 5 maggio in un edificio in Deichstraße di proprietà del produttore di sigari Eduard Cohen. Le fiamme presto si propagarono alle costruzioni vicine, alcune delle quali erano magazzini contenenti alcolici, canapa e lana. Una guardia notturna, scorto il fumo, avvisò i vigili del fuoco, che intervennero verso le 5 del mattino. Non riuscirono però ad arginare l’incendio, che si espanse raggiungendo la torre in legno della chiesa medievale di San Nicola, che crollò al suolo.
Per limitare l’incendio alla zona sudoccidentale della città e creare una fascia tagliafuoco, venne fatto saltare in aria il municipio con 400 libbre di polvere da sparo: il tentativo però fallì e le fiamme raggiunsero prima la Neuer Wall e la via degli acquisti Jungfernstieg, quindi i quartieri a nord est, provocando, tra l’altro, il crollo della chiesa di San Pietro.
Via telegrafo vennero chiesti rinforzi alle città vicine. Aiuti arrivarono da Cuxhaven, Lubecca e Lüneburg. Grazie all’impiego di 300 idranti, l’incendio venne finalmente domato l’8 maggio, dopo aver causato la morte di 51 persone, il ferimento di altre 120 (di cui 16 pompieri) e la distruzione di 72 strade, 1.100 abitazioni e 102 magazzini. Circa 20.000 furono gli sfollati. I danni ammontarono tra i 90 e i 135 milioni di marchi, mettendo in grossa difficoltà le compagnie assicurative. Andarono perse molte delle merci conservate nei magazzini.
L’annuncio ufficiale dello spegnimento fu comunicato dal Senato intorno alle ore 13 con le seguenti parole, che elogiarono l’eroismo dei vigili del fuoco e di tutti i soccorritori: “Amici, concittadini! Con l’aiuto dell’Onnipotente e la faticosa attività e la tenacia di ferro dei nostri cittadini, sprezzanti del pericolo, e dei nostri volenterosi amici e vicini, il gigantesco incendio, che ha devastato una parte così grande e bella parte della nostra città, è stato domato”.
LA RICOSTRUZIONE
La comunità internazionale si unì per aiutare i sopravvissuti. Ingenti risorse vennero donate dallo zar Nicola I di Russia e da re Luigi Filippo di Francia. Aiuti economici arrivarono dalle città di Anversa, Londra, Riga, Rotterdam e San Pietroburgo. Amburgo venne ricostruita velocemente, con un largo uso di mattoni. Non furono più permessi gli edifici in legno e venne definita una normativa antincendio. Le strade furono ampliate e i magazzini vennero posizionati nei pressi del porto.
CURIOSITÀ
La stampa mondiale si occupò del grande incendio di Amburgo. Grazie a Hermann Biow fu possibile vedere anche le conseguenze che l’incendio ebbe sulla città. Biow fu infatti uno dei primi fotogiornalisti al mondo: salito sul tetto della Borsa di Amburgo, che era sopravvissuta alle fiamme, scattò un dagherrotipo dei resti della città. Le sue immagini furono le prime in assoluto a ritrarre Amburgo.
Una via sul Binnenalster, luogo in cui venne spento l’incendio, è stata ribattezzata “Brandsende”, ovvero “Fine dell’incendio”.