Gli incendi di Mosca del 1547 e del 1812
Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. Come i 2 incendi che devastarono Mosca, prima nel giugno del 1547 e, quindi, nel settembre del 1812.
Sono passati pochi mesi da quando, il 16 gennaio 1547, Ivan IV, meglio conosciuto come Ivan il Terribile, viene incoronato , a soli 16 anni, primo zar di Russia. Mosca era la capitale del suo impero e il cuore della Chiesa ortodossa. La “Terza Roma” veniva chiamata, a sottolineare la sua importanza: dopo Roma, appunto, capitale dell’Impero romano, e Costantinopoli, capitale dell’Impero ottomano.
Allora Mosca contava una popolazione superiore ai 100mila abitanti ed era una delle più grandi città al mondo. Quasi completamente costruita in legno, aveva una planimetria medievale, con strade strette e tortuose. L’incendio scoppiò il 24 giugno 1547 e fu l’ultimo di una serie di grandi incendi iniziati in aprile, ma il più disastroso.
Le fiamme divamparono al Cremlino e vennero alimentate dalle scorte di polvere da sparo conservate nelle torri. Interi quartieri vennero distrutti. La stima delle vittime rimane incerta: i morti furono tra i 2.700 e i 3.700, tra 25mila e 80mila persone rimasero senza casa. Migliaia di famiglie, di Mosca e delle zone limitrofe, si ritrovarono improvvisamente povere.
La folla, senza più una casa, sfogò la propria rabbia contro i parenti per lato materno dello zar, la famiglia Glinskij, incolpati di avere appiccato volontariamente l’incendio. Nacquero tumulti che causarono la lapidazione di Jurij Glinskij all’interno della Cattedrale della Dormizione e il tentativo di fuga in Lituania del fratello di quest’ultimo, Michail Glinskij. La loro madre Anna, nonna di Ivan il Terribile, venne accusata di stregoneria. La caduta dei Glinskij comportò il rafforzamento del potere del giovane zar.
Un altro terribile incendio si abbatté Mosca qualche secolo più tardi. In questo caso, però, si hanno pochi dubbi su quali siano state le cause. Pare infatti che furono gli stessi russi a dare a fuoco la città, per interrompere l’avanzata delle forze di Napoleone.
L’incendio scoppiò il 14 settembre 1812, il giorno seguente all’arrivo delle truppe napoleoniche, e brucio fino al 18 settembre. Mosca, che intanto era stata in gran parte evacuata dai suoi abitanti che fuggivano dall’esercito francese, venne distrutta quasi per intero. L’università statale, la biblioteca Buturlin, i teatri Petrovskij e Arbatskij andarono in cenere. Si salvò invece il Cremlino.
Sembra che l’ordine di appiccare il fuoco fu impartito dal conte Rostopchin, il governatore militare di Mosca, come estremo tentativo per sabotare l’esercito di Napoleone. Dopo l’arresto, alcuni piromani confessarono infatti di aver obbedito ai loro comandanti. A conferma dell’origine dolosa dell’incendio, il ritrovamento di stoppini infiammabili tutti uguali e l’improvvisa inservibilità dell’equipaggiamento in dotazione ai vigili del fuoco.
Mosca in quegli anni aveva intorno a 270mila abitanti. L’incendio causò la morte di 12mila persone e la devastazione di 6.496 edifici privati sui 9.151 esistenti e di 122 su 329 chiese. La distruzione di Mosca, se non decisiva, di sicuro ebbe un ruolo nel fallimento della campagna di Russia da parte della Grande armata di Napoleone.