La stagione degli incendi: il difficile lavoro dei Vigili del Fuoco in estate
Oggi con Storie di Pompieri vogliamo parlare dell’estate che si conferma, anche per il 2017, la stagione degli incendi.
Mentre si consumano gli ultimi giorni di un caldissimo agosto, guardiamo insieme i dati resi noti da Legambiente sul fronte fuoco. I numeri a riguardo sono assai poco incoraggianti, se solo si considera che fra il mese di giugno e la metà di luglio, sono andati bruciati ben 26.024 ettari di aree boschive, una percentuale quasi del tutto equiparabile ai territori bruciati in tutto il 2016.
È il caso di dire che sono stati mesi decisamente difficili, drammatici sul fronte dei danni ambientali, terribilmente impegnativi per Vigili del Fuoco e Protezione Civile.
E se le condizioni climatiche sono indubbiamente un fattore di rischio importante, le alte temperature e la lunga siccità non hanno certo aiutato, l’aspetto più sconcertante nei dati dell’estate 2017, a tutti gli effetti la stagione degli incendi, è la percentuale d’incendi dolosi, messi a segno a opera di piromani e con il pesante contributo dell’ecomafia.
Nell’Italia che continua a bruciare Legambiente evidenzia le distorsioni di una nazione che si condanna a disastri annunciati, latitante e disorganizzata nell’attuazione delle necessarie politiche di adeguamento alle normative e di coordinamento con gli enti locali. Incapace di adottare politiche di prevenzione efficaci, deficitaria e poco credibile nell’intervenire su comportamenti e pratiche dissennate, sull’abbandono e l’incuria dei territori, sull’educazione ai cambiamenti ambientali.
L’immobilismo da un lato e le lungaggini burocratiche dall’altro finiscono per isolare specialmente i territori più fragili, dove le istituzioni sono meno forti e la legalità più in pericolo. In questa difficolta a trovare e attuare interventi sinergici, vanno sprecate o comunque perdono di forza anche misure importanti, come l’introduzione nel codice penale del disastro ambientale fra i nuovi delitti ambientali, punibile con la detenzione fino a 15 anni. L’Italia sembra non riuscire a trovare un passo deciso per tutelarsi e crescere e si condanna alla violenza degli atti criminali.
Geografia dell’Italia che brucia
Nella stagione degli incendi cinque le regioni più colpite, ingenti i danni, gravissime le conseguenze a livello ambientale.
Sicuramente fra le più colpite la regione Sicilia che ha visto coinvolte praticamente tutte le sue province e ha perso 13.052 ettari di aree boschive.
Segue la Calabria che ha pagato il suo tributo alle fiamme con 5.826 ettari di bosco. Quindi la Campania con 2.461 ettari in fiamme, il Lazio che ha visto bruciare 1.635 ettari di bosco e la Puglia di poco staccata con 1.541 ettari perduti.
E se queste sono le cinque regioni in cui le fiamme hanno imperversato più a lungo lasciando desolazione e tanti danni, non sono le uniche, perché i dati, aggiornati alla metà del mese di luglio, si riferiscono anche alla Sardegna, in cui sono bruciati 496 ettari di macchia mediterranea, all’Abruzzo in fiamme con 328 ettari di territorio, alle Marche che hanno perduto 264 ettari di area boschiva, alla Toscana con 200 ettari, l’Umbria con 134 ettari e la Basilicata colpita per 84 ettari .
Le fiamme hanno raggiunto e devastato diverse aree protette, molte delle quali sono state gravemente danneggiate. Prima fra tutte l’area del Vesuvio sfigurato dalle ritorsioni dell’ecomafia, ma e anche le aree protette della Majella, l’Alta Murgia, il Gargano, il Pollino Sila, per non parlare dell’Aspromonte nel quale i danni alle persone, alle cose e all’ambiente sono stati elevatissimi
Insomma un’estate nera, drammatica, durante la quale le squadre dei Vigili del Fuoco e della protezione civile hanno lavorato senza sosta per cercare di far fronte alle diverse emergenze. Un’estate inevitabilmente costellata di polemiche, dagli atti intimidatori, scellerati ma non certo nuovi dell’ecomafia, ai ritardi nell’attuazione del Piano Antincendio Boschivo da parte delle Regioni che allo scattare dell’emergenza hanno evidenziato tutta la fragilità dovuta prima di tutto alla mancanza di organizzazione. In questo senso molti dei danni, inclusi quelli che difficilmente potranno essere riparati, sicuramente potevano essere evitati con un’adeguata prevenzione e maggiore efficienza.
A ben vedere le Regioni maggiormente colpite dalla devastazione delle fiamme sono lo specchio proprio di queste lacune gestionali. Lazio e Campania non hanno ancora approvato il Piano Antincendio Boschivo AIB 2017 con le relative modalità di attuazione; un documento che costituisce l’ossatura del lavoro di prevenzione e controllo sul territorio e stabilisce i termini della collaborazione fra Vigili del fuoco e Protezione Civile.
La Sicilia e la Calabria sono circa a metà del percorso, mentre in Puglia, più efficiente con tutte le procedure, non sono ancora stati attivati i Centri Operativi Provinciali.
Dunque una situazione amministrativa piuttosto caotica e piena di lacune sulla quale si inseriscono ulteriori criticità che trasformano facilmente un’emergenza in una situazione senza via d’uscita.