Sensazionale scoperta archeologica: rivedono la luce i resti del Cavallo di Troia
Incredibile scoperta archeologica in Turchia. Ritrovata intatta dopo 3.300 anni la macchina in legno che Ulisse ideò per espugnare la città di Troia. Finora si riteneva fosse leggenda. Per alcuni il leggendario cavallo era soltanto una metafora, per altri niente meno che un’ariete di forma equina per sfondare porte e mura. Per altri ancora una nave fenicia, chiamata Hippos per la polena a testa di cavallo.
Tanto è stata cercata una spiegazione alternativa che alla fine la soluzione era la più semplice. La leggenda aveva ragione, il mito era in effetti realtà: il Cavallo di Troia narrato da Omero è realmente esistito.
Cosa narrano le fonti
Nell’Iliade e nell’Eneide si racconta che, dopo dieci anni di assedio senza esito positivo, i greci simularono il ritiro, lasciando sulla spiaggia l’enorme cavallo di legno per placare l’ira degli dei e propiziare il viaggio di ritorno. I troiani, gioendo per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all’interno delle mura, nonostante la sacerdotessa Cassandra avesse consigliato di non farlo.
L’epilogo è noto. Nottetempo i greci, stipati nella pancia della macchina da guerra, uscirono e misero a ferro e fuoco Troia. In un’epoca in cui le norme antincendio e i trattamenti ignifughi erano ancora di là da venire, bruciare un’intera città poteva essere questione di un paio di giorni al massimo.
Con il loro attacco a sorpresa, i greci misero di fatto la parola “Fine” su una lunghissima sfida che vedeva contrapposti achei e troiani. Sfida che — come il poema epico ci insegna — sarebbe cominciata col rapimento di Elena, niente meno che la donna più bella del mondo, da parte del principe troiano Paride.
Le parole dell’archeologo
«Ciò che ha del sensazionale – ha spiegato il professor Jeremy Whithorse, a capo dell’équipe di archeologi del Ancientwood Institute di Birmingham – è che la struttura del Cavallo di Troia, costruita con legno proveniente dal boschetto sacro di Apollo, sia non solo scampata alla furia devastatrice greca, ma addirittura sopravvissuta tre millenni».
Com’è potuto succedere? Va forse imputato alle facoltà sovrumane degli irascibili e imprevedibili dei questo impensato potere ignifugo rivelato dalla meravigliosa macchina costruita dai greci? Magari i sacri alberi del boschetto sacro avevano caratteristiche sovrannaturali?
La spiegazione di tanta resistenza del legno è in realtà un’altra. «A svelarla è un’epigrafe in acheo antico ritrovata alla base del Cavallo di Troia – ha concluso Whithorse. In essa è spiegato che Ulisse, per proteggere il legno dell’imponente struttura, si era rivolto direttamente al dio Efesto che gli aveva concesso di utilizzare vernici ignifughe Firewall di Renner Italia». Buon Primo Aprile a tutti.