L’incendio al cinema Statuto di Torino
L’incendio del Cinema Statuto di Torino, avvenuto il 13 febbraio 1983, è ricordato come una delle tragedie più dolorose e significative nella storia dei locali pubblici italiani. La tragedia, tuttavia, è stata un punto di svolta per rivedere le normative italiane in fatto di sicurezza.
Indice
Il cinema
Costruito nel 1931 su progetto — pare — dell’architetto Contardo Bonicelli (che realizzò, tra gli altri, anche il Teatro Astra e la Piscina Monumentale), il cinema Statuto era un edifico in stile eclettico con influenze Art Déco.
Si trovava in Via Cibrario, nel centro di Torino, non lontano da Piazza Statuto, dalla quale prese il nome, e rappresentava un punto di riferimento per la cultura e l’intrattenimento cittadino.
Bombardato durante la Seconda guerra mondiale, fu ristrutturato nel ’45. Un’altra grande ristrutturazione risale al periodo immediatamente precedente l’incendio. In seguito a quest’ultimo intervento, per i beffardi casi del destino, la struttura subì rigidi (per le normative dell’epoca) controlli di sicurezza, passandoli tutti senza problemi.
L’edificio era strutturato su due livelli: la sala principale e una galleria superiore, con accessi separati da quelli principali.
L’incendio al cinema Statuto
Il 13 febbraio del 1983 era una fredda domenica. La città era innevata e nel tardo pomeriggio erano appena un centinaio (su una capienza di oltre 1200) gli spettatori seduti in platea o in galleria per gustarsi un film. La pellicola in programma era La capra, una leggera commedia francese con Gérard Depardieu.
Piccola ma inquietante coincidenza: già due anni prima, quando era stato proiettato in un cinema di Napoli, il film fece da cornice a un altro incidente: uno spettatore, per passare avanti nella fila per acquistare il biglietto, gridò «terremoto!» scatenando il panico tra la folla. Due persone morirono per lo schiacciamento.
Torniamo a Torino. Erano le 18.15, e la commedia era già iniziata da circa venti minuti, quando le persone in sala videro alzarsi grandi fiamme da una delle tende che separavano la platea dal corridoio di accesso.
Causato da un cortocircuito, l’incendio si propagò rapidamente alle file di poltrone. Gli spettatori corsero immediatamente verso le uscite di emergenza, ma queste erano state bloccate dal gestore del cinema per evitare l’ingresso abusivo di gente senza biglietto.
Il fuoco si diffuse con rapidità, alimentato dalla presenza di materiali facilmente infiammabili. Il fumo denso e velenoso invase velocemente l’ambiente, compromettendo la visibilità e l’aria respirabile.
Alcuni riuscirono a scappare, ma per la maggioranza non ci fu scampo.
Al loro arrivo, i Vigili del Fuoco si trovarono davanti a una impenetrabile cortina di fumo. Una volta dentro, si resero conto del raccapricciante bilancio: i morti furono ben 64, tra cui due bambini. Le vittime perirono principalmente per via di fumi e gas.
Le cause scatenanti
Il cortocircuito elettrico innescò l’incendio, ma il dramma si consumò anche per una serie di concause:
- presenza di materiali infiammabili: gli interni del cinema, compresi rivestimenti, sedute e decorazioni, erano realizzati con materiali che favorivano la combustione e la produzione di fumo tossico;
- vie di fuga bloccate: uno degli aspetti più tragici fu la difficoltà di evacuazione, in particolare per gli spettatori in galleria. Le uscite di sicurezza erano infatti chiuse a chiave o ostruite. Paradossalmente, ciò non rappresentava una violazione delle norme dell’epoca. Era difatti prescritto che le porte dovessero essere “apribili”, senza specificare come e da chi;
- mancata accensione delle luci di sicurezza;
- pessima gestione dell’emergenza da parte del gestore e degli addetti.
Responsabilità e impatto normativo e culturale
L’evento non solo ha messo in luce gravi carenze in termini di sicurezza, ma ha anche portato a un lungo iter giudiziario.
I gestori del cinema e alcuni responsabili della manutenzione furono ritenuti responsabili per negligenza e mancato rispetto delle norme di sicurezza, tanto da essere accusati di omicidio colposo plurimo.
Soprattutto, l’incendio del cinema Statuto ha messo la società italiana di fronte alle gravi carenze in fatto di sicurezza antincendio dei locali pubblici, a partire da cinema e teatri.
Questo segnò un segnato un punto di svolta nelle normative, che in seguito diventarono molto più stringenti, di fatto evitando il ripetersi di incidenti simili.
Oggi al posto del cinema sorge un palazzo con negozi e abitazioni, costruito nel 1996 dopo che per un decennio la struttura rimase in stato di abbandono.
Lungo la via c’è un’aiuola con una targa che ricorda le 64 vittime, e ogni anno, a Torino, si svolge una celebrazione alla memoria.