L’incendio del porto di Hoboken del 1900

 In grandi incendi

Il 30 giugno del 1900 un scoppiò un grande incendio nel porto di Hoboken, causando enormi danni e centinaia di vittime.
Tutto iniziò da un carico di cotone.

Faccia a faccia con Manhattan: breve storia di Hoboken

Vista dello skyline di Manhattan da uno dei moli del porto di Hoboken, in New Jersey

Situata nel New Jersey e separata dalla costa occidentale di Manhattan dal fiume Hudson, Hoboken è stata fondata nel ‘600 dai coloni olandesi. Il nome deriva dal modo in cui le popolazione native chiamavano quell’area, ovvero Hopoghan Hackingh, cioè “terra della pipa da tabacco”. Questo perché la zona era ricca di pietra ollare, usata per intagliare le pipe.

Nonostante sia una piccola cittadina di appena 60 mila abitanti, Hoboken è conosciuta a livello internazionale, e non solo per aver dato i natali al grande Frank Sinatra. Parte della gigantesca area metropolitana di New York — nonostante, tecnicamente, si trovi in un altro stato — Hoboken ha una lunga storia portuale e industriale — lì nacque Lipton, celebre marchio di tè, e a Hoboken è stato girato il capolavoro di Elia Kazan Fronte del porto, con Marlon Brando. Dai primi del ‘900 ospita una grande comunità italiana e ancora oggi gli italoamericani sono il gruppo etnico più presente.
Piccola curiosità: nel 1846 si è giocata proprio lì la prima partita ufficiale di baseball della storia.

Tornando al porto, esso è stato centrale nell’economia cittadina (e dell’intera area) da metà ‘800 fino a metà ‘900. Negli anni ’70, con lo sviluppo del sistema autostradale e con la grande crescita del vicino porto di Newark, le banchine del porto di Hoboken hanno iniziato a diventare obsolete. In parte sono state demolite e le aree riconvertite ad usi abitativi, commerciali e culturali.

Il 30 giugno del 1900 al porto di Hoboken

Vista dall'alto e da lontano della città di Hoboken, New Jersey, di fronte a Manhattan

Fin dal 1869 la compagnia di trasporti tedesca Norddeutscher Lloyd possedeva tre moli del porto di Hoboken, dove faceva arrivare e partire i suoi cargo che trasportavano merci e persone in tutto il continente e attraverso l’Atlantico.

Nel pomeriggio del 30 giugno del 1900 c’erano circa 500 persone al lavoro sui tre moli, dov’erano attraccate quattro navi: la Saale, la Bremen, la Main e la Kaiser Wilhelm. Quest’ultima aveva attirato, quel giorno, circa 200 visitatori, soprattutto donne. Si trattava infatti di una delle navi più grandi del mondo e, all’epoca, era anche il transatlantico più veloce ad aver mai solcato un oceano.

Trattandosi di banchine per carico e scarico, c’erano molte merci immagazzinate, tra cui numerose balle di cotone. Fu proprio da queste che iniziò l’incendio.

L’incendio

Molo del porto di Hoboken, sul fiume Hudson, con lo skyline di Manhattan sullo sfondo

Attorno alle quattro del pomeriggio di quel 30 giugno, per motivi mai accertati, un carico di balle di cotone immagazzinato nel molto più a sud della Norddeutscher Lloyd iniziò a prendere fuoco. Le fiamme, trasportate dal vento, si diffusero rapidamente, raggiungendo i molti barili di petrolio e trementina presenti. Ciò causò numerose esplosioni. Nel giro di poco tempo, il rogo infuriava sia sui moli che sulle navi.

Le imbarcazioni tentarono di lasciare gli ormeggi ma, sia per via della velocità dell’incendio che per l’impossibilità di raggiungere rapidamente la potenza necessaria a prendere il largo, non riuscirono a farlo. Solo la Kaiser Wilhelm, trainata dai rimorchiatori, ebbe successo, e infatti riportò i danni minori.

Le altre tre grandi navi, invece, furono gravemente compromesse. Così come decine di imbarcazioni più piccole. I tre moli della Norddeutscher Lloyd bruciarono completamente fino alla linea di galleggiamento e anche le banchine di altre compagnie andarono totalmente o parzialmente in cenere. L’incendio raggiunse pure diversi magazzini e una rimessa ferroviaria.
In totale i danni materiali furono stimati in circa 10 milioni di dollari dell’epoca, equivalenti a centinaia di milioni odierni.

Ancora più drammatico il bilancio delle vittime. Quelle accertate furono ben 326, la maggior parte marinai e lavoratori del porto. Perirono anche diverse donne, che facevano parte di un gruppo cristiano in visita alla nave Saale.

Le conseguenze dell’incendio al porto di Hoboken

Vista dello skyline di Manhattan da uno dei moli del porto di Hoboken, in New Jersey

La notizia del disastro fece presto il giro del mondo. Fu prodotta anche una serie di cartoline illustrate.
I moli distrutti furono ricostruiti più grandi e con strutture in acciaio. Oggi, tuttavia, non ci sono più. Con il declino del porto, la zona è diventata una pista ciclabile che costeggia il fiume Hudson.

Dato l’alto numero di vittime intrappolate sottocoperta, impossibilitate a fuggire per via degli oblò troppo stretti, fu stabilito di allargarne la misura così da consentire l’uscita di persone dalla media corporatura.

Il grande incendio nel 1900 non fu il primo né l’ultimo al porto di Hoboken, che continuò ad avere incidenti del genere, sebbene di entità minore, fino agli anni ’80.

Vista da lontano dello stadio da calcio del Bradford City, nel Regno Unito