I grandi incendi delle Hawaii del 2023
L’estate appena passata è stata una stagione di incendi da record per l’emisfero settentrionale. Lo confermano i dati raccolti dai satelliti europei del sistema Copernico, che hanno sottolineato l’impatto di roghi devastanti, dal Canada alla Grecia, dalla Russia alle Hawaii. Proprio gli incendi delle Hawaii sono stati tra i più drammatici, provocando molte vittime e sconvolgendo l’economia e l’ecosistema di alcune tra le principali isole di quel meraviglioso arcipelago.
Indice
L’arcipelago delle Hawaii
Situato circa 4000 chilometri al largo della California, l’arcipelago delle Hawaii costituisce l’omonimo stato, uno dei 50 che formano gli Stati Uniti.
Le isole che compongono l’arcipelago sono ben 137. Solo sette di queste, le maggiori, sono abitate: Niihau, Kauai, Oahu, Molokai, Lanai, Maui e l’isola di Hawaii. Quest’ultima dà il nome all’arcipelago e allo stato. La capitale, Honolulu, si trova sull’isola di Oahu.
Scoperte nel 1778 dall’esploratore britannico James Cook, le isole erano in realtà già abitate fin dal IV secolo d.C. Fu proprio durante uno scontro con le popolazioni indigene che Cook — reo di aver tentato di rapire uno dei re che all’epoca governavano le isole — perse la vita nel 1779.
Riunificate in un unico regno nel 1795 dal sovrano Kamehameha I, le Hawaii diventarono una repubblica nel 1894, per poi entrare a far parte, quattro anni più tardi, dei cosiddetti territori degli Stati Uniti d’America e infine diventare uno dei 50 stati nel 1959 (due anni dopo, nel ’61, a Honolulu nacque il futuro 44º presidente degli Stati Uniti: Barack Obama).
Essendo le isole hawaiane principalmente di origine vulcanica, ed essendo diversi i vulcani ancora attivi, le popolazioni locali hanno da sempre convissuto con i fenomeni naturali più estremi. Gli incendi dell’agosto del 2023, tuttavia, sono stati qualcosa di mai visto in epoca recente.
Il problema delle Hawaii con gli incendi
Negli ultimissimi decenni gli episodi e la vastità degli incendi boschivi nei territori hawaiani sono notevolmente incrementati. Questo è dovuto a un insieme di fattori:
- il progressivo abbandono delle attività agricole. Ciò, da una parte, ha fatto diminuire anche la manodopera agricola, che tradizionalmente aveva le conoscenze ed era in numero sufficiente per affrontare sul nascere gli eventuali roghi. Dall’altra ha favorito la diffusione di piante spontanee: una su tutte, la Megathyrsus maximus. Si tratta di un erba infestante originaria della Guinea. Può crescere di molti centimetri al giorno e, seccandosi, costituire un ottimo combustibile per le fiamme;
- la crisi climatica, che ha portato sulle isole lunghi periodi secchi e un aumento delle temperature;
- i forti venti che colpiscono l’arcipelago. Talvolta si tratta di veri e propri uragani;
- la mancanza di leggi che (come succede ad esempio in California) impongano ai proprietari degli edifici di mantenere attorno ad essi uno “spazio difendibile”, cioè un’area libera tra le strutture e la vegetazione. Questo serve a dare maggior tempo e margine di intervento per difendere gli edifici in caso di incendio boschivo o, viceversa, le piante, in caso di roghi all’interno delle case, dei negozi o degli uffici.
Nell’agosto del 2023, tutti questi elementi hanno portato a una vera catastrofe.
Gli incendi di inizio agosto alle Hawaii
A inizio agosto il National Interagency Fire Center avvisò di un potenziale aumento di rischio di incendio alle Hawaii nei giorni a seguire. Le cause: l’abbondante crescita di vegetazione spontanea durante la stagione delle pioggie, la siccità e l’arrivo di cicloni portatori di venti secchi.
Qualche giorno dopo si verificarono alcuni roghi sulle isole di Oahu e di Maui, ma vennero presto estinti o tenuti sotto controllo. Nel frattempo l’uragano Dora si avvicinava all’arcipelago.
Il 7 agosto l’ufficio di Honolulu del National Weather Service, il servizio meteorologico nazionale degli USA, diramò un’allerta rossa avvertendo di un forte rischio d’incendio provocato da combustibili molto secchi, forti venti e bassa umidità.
L’8 agosto la tempesta abbatté diversi pali della luce sull’isola di Maui. Furono proprio le linee elettriche cadute i probabili inneschi di alcuni dei roghi, che da quel giorno iniziarono a funestare l’isola e soprattutto la zona della città di Lahaina.
L’inferno a Lahaina
Un tempo capitale del regno della dinastia Kamehameha, Lahaina è una cittadina di poco più di 10 mila abitanti, affacciata sulla costa nord-occidentale dell’isola di Maui. Tra l’8 e il 9 agosto del 2023 è stata una delle zone più colpite dagli incendi, alimentati dai forti venti e dalla vegetazione secca.
Le fiamme hanno distrutto oltre 1000 edifici, mandando in cenere gran parte della città e causando circa un centinaio di vittime. Migliaia di persone, tra abitanti e turisti, sono state rapidamente evacuate e molti si sono salvati rifugiandosi in mare.
Oltre ai vigili del fuoco locali, sono intervenuti anche i corpi federali, tra cui la Marina.
In totale, gli incendi dell’agosto del 2023 — alcuni dei quali protrattisi fino a quasi la fine di settembre — hanno strappato circa 115 vite e cancellato oltre 2000 edifici. I danni calcolati ammontano a 5 miliardi e mezzo di dollari e il territorio consumato dalle fiamme è di quasi 7 mila ettari.
Josh Green, governatore dello stato delle Hawaii, ha definito ciò che successo a Lahaina come «il peggior disastro naturale nella storia delle Hawaii». È stato anche tra i più mortali nella storia degli interi Stati Uniti.