L’incendio all’ospedale di Tivoli e i rischi di incendio in ospedale

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Nella notte tra l’8 e il 9 dicembre scorsi, è divampato un incendio all’Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, in Lazio. La struttura è stata subito evacuata e le fiamme domate nel giro di poche ore, ma tre persone sono morte e l’ospedale, insieme al pronto soccorso, è stato temporaneamente chiuso. Si parla di almeno 4/6 mesi prima della riapertura.
Indiscrezioni dicono che il rogo sarebbe partito da un’area di raccolta dei rifiuti. E si indica, tra le cause, anche il malfunzionamento dei dispositivi antincendio. Tuttavia è prematuro insinuare responsabilità o addossare colpe. È attualmente in corso un’indagine, ed è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e incendio colposo a carico di ignoti. Saranno dunque le inchieste a spiegare come sono effettivamente andate le cose.

In attesa delle dovute investigazioni, va detto che gli ospedali sono strutture tra le più complesse. Lì ci si cura, si fa ricerca, si controlla il proprio stato di salute e, nei pronto soccorso, si gestiscono i casi di cosiddetta emergenza-urgenza. In uno stesso luogo convivono — ogni giorno, 24 ore al giorno — pazienti, familiari, personale sanitario, personale tecnico e di servizio, oltre che tecnologie avanzatissime e costose. Dunque la necessità di garantire la sicurezza — per persone e cose — è di fondamentale importanza. Eppure, soprattutto dagli anni ’80, con l’esponenziale aumento dell’uso di tecnologie complesse, i rischi di incendio in ospedale sono molto aumentati. Al punto che, tra le emergenze, è quella che ha la massima probabilità di accadere. E a Tivoli, appunto, è successo.

L’incendio all’ospedale di Tivoli

La città di Tivoli illuminata e vista dall'alto, all'alba o al tramonto

L’8 dicembre 2023, poco prima delle 23,00, un rogo ha iniziato a diffondersi a partire dai sotterranei del San Giovanni Evangelista, struttura ospedaliera di Tivoli, alle porte di Roma.
In breve le fiamme hanno raggiunto il reparto di terapia intensiva e il pronto soccorso. Il fumo (che è una delle componenti più pericolose, in un incendio) ha raggiunto anche i piani superiori del nosocomio.

Il personale ha subito fatto evacuare i pazienti, tra i quali c’erano anche bambini e neonati. 163 sono stati trasferiti in altre strutture (i meno gravi hanno trovato immediato riparo in una palestra comunale, prima di essere spostati negli ospedali della zona) e 17 sono stati dimessi. Tre le vittime, tutti pazienti. Una di esse sarebbe deceduta a causa del fume e le altre due per un malore causato dallo sbalzo di temperature.
I Vigili del Fuoco sono riusciti a spegnere l’incendio nella notte. Parte dell’edificio, però, è ormai inutilizzabile. Si stimano almeno 4 mesi, forse 6, per una prima, parziale riapertura di alcuni reparti e servizi.

Dai primi rilevamenti, l’incendio sembrerebbe partito da uno dei piani interrati, che ospitavano laboratori e aree per la raccolta dei rifiuti.
La Procura di Tivoli, intanto, ha disposto una maxi consulenza per accertare cause e responsabilità.

La sicurezza antincendio in ospedale

Un medico con tuta di sicurezza, cuffia e mascherina sta puntando un estintore verso qualcosa fuori inquadratura

Oggi tutte le strutture sanitarie e ospedaliere sono progettate e gestite attorno a quattro punti fondamentali relativi alla sicurezza antincendio:

  • la prevenzione, cioè l’individuazione e la valutazione di ogni potenziale rischio (dovuto a comportamenti, macchinari, impianti, sostanze e situazioni) e delle misure necessarie a contenerlo;
  • l’informazione, per mettere a conoscenza personale e utenti dei piani di emergenza, così da sollecitare comportamenti idonei in caso di incendio e una rapida evacuazione, ad esempio attraverso uscite di sicurezza, scale antincendio e porte tagliafuoco;
  • l’individuazione rapida del principio di incendio e la subitanea segnalazione;
  • il contenimento delle fiamme e del fumo, con accorgimenti anche dal punto di vista strutturale, tra cui l’uso di materiali non combustibili e di vernici ignifughe e intumescenti e, in generale, di dispositivi di protezione attiva e passiva.

Le cause principali di incendio in ospedale

Un addetto di cui si vedono solo le mani sta azionando un apparecchio medico dove si vede in evidenza il divieto di fumare

Tra il 2007 e il 2009 il Corpo dei Vigili ha analizzato gli incendi verificatisi nelle strutture ospedaliere, stilando una lista delle principali cause. Eccole, in ordine di importanza:

  • impianti di apparecchiature elettriche;
  • sigarette e fiammiferi;
  • impianti di riscaldamento;
  • ossigeno;
  • autocombustione;
  • liquidi infiammabili;
  • gas anestetici;
  • incendi nelle cucine;
  • incendi dolosi;
  • materiali combustibili vicino alle caldaie;
  • inceneritori;
  • origini varie.

Si nota che le principali origini degli incendi sono le apparecchiature elettriche, le sigarette o fiammiferi spenti male e gli impianti di riscaldamento. Ci si potrebbe domandare cosa ci facciano al secondo posto le sigarette in ambienti dove è severamente vietato fumare. Ma effettivamente incidenti di questo tipo capitano. Nel 2018, ad esempio, a Vercelli un paziente ha acceso una sigaretta mentre stava eseguendo una terapia con ossigeno nel reparto di pneumologia. Si incendiò l’intero locale e restò gravemente ferito.
Ma ci sono anche gli incendi dolosi, come all’Ospedale Torrette di Ancona, vittima, nel 2000, di piromani che hanno dato alle fiamme dei rifiuti in un carrello posizionato davanti a un quadro elettrico. Fortunatamente tutti gli impianti di sicurezza hanno funzionato bene e più di 100 pazienti sono stati prontamente evacuati.

La prevenzione è il fattore più importante

Una corsia d'ospedale vuota con in primo piano un estintore rosso

Vista la grande quantità di potenziali rischi — dai malfunzionamenti ai comportamenti sbagliati — e la difficile evacuazione in caso di incendio (in ospedale ci sono molte persone non in grado di muoversi da sole), il fattore prevenzione è certamente il più importante.
In un fascicolo rilasciato nel 2012 dall’Inail e dedicato all’antincendio in ambiente ospedaliero, si sottolinea, tra le altre cose, la necessità di realizzare impianti elettrici a norma e a regola d’arte, di utilizzare materiali incombustibili e di impiegare dispositivi di sicurezza adeguati.
Per questo gli ospedali e le strutture sanitarie in genere sono tra i locali obbligati a trattare con vernici ignifughe tutti gli elementi in legno, strutturali e non.

Non tutte le strutture, tuttavia, sono a norma. Il cosiddetto Decreto Milleproroghe 2023, infatti, ha prorogato di tre anni alcuni dei termini per l’adeguamento antincendio delle strutture sanitarie.

 

Dettaglio ravvicinato di una struttura in legno incurvato di un edificio, con giochi d'ombre che sembrano formare un motivo astrattoImmagine realizzata da un'AI di una biblioteca che sta andando a fuoco, con il fume che riempie l'ambiente