Quali sono le piante ignifughe?

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Con l’innalzamento globale delle temperature e periodi di siccità che continuano ad allungarsi, gli incendi colpiscono sempre più duramente durante le stagioni calde. Dall’Australia alla California, ogni anno il bollettino dei roghi peggiora. Anche per questo motivo gli scienziati stanno studiando le proprietà di alcune piante. Ci sono specie vegetali, infatti, capaci di resistere al fuoco, quasi come fossero state trattate con vernici ignifughe. Tali piante ignifughe potrebbero essere la soluzione per creare delle barriere naturali, sia attorno ai boschi che alle abitazioni.
Vediamo quali sono.

Il cipresso mediterraneo che scampò a un grande incendio in Spagna, nel 2012

Un gruppo di cipressi mediterranei su una collina coltivata color oro

Nel giugno del 2012 una grande ondata di caldo colpì la provincia spagnola di Valencia. Il 29 del medesimo mese un incendio scoppiò sull’Andilla, una catena montuosa della zona. Oltre 22mila ettari di boschi andarono bruciati.
In mezzo a tutta quella devastazione, tuttavia, si presentò una sorta di miracolo. Tra la cenere e gli scheletri degli alberi periti tra le fiamme, apparvero zone quasi del tutto intatte. Erano le aree in cui cresceva una varietà di cipresso, la Cupressus sempervirens horizontalis. Come mai il rogo aveva risparmiato questa pianta? Gli scienziati decisero di indagare.

Un gruppo di ricercatori provenienti dal Centro de Investigación Forestal spagnolo e dall’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Firenze ha infine svelato l’arcano. Il cipresso è molto ricco d’acqua e la caratteristica struttura delle foglie è in grado di immagazzinarne in quantità. Sia le foglie che i rami e il tronco, inoltre, sono rivestiti da un tessuto idrofobico che crea una sorta di “zona cuscinetto” tra le fiamme e l’interno.
Si tratta di una risorsa naturale che è molto simile alla modalità di funzionamento delle vernici ignifughe e intumescenti. Una barriera che protegge: di materiale cristallizzato nel caso delle vernici ignifughe, o un film che si gonfia nel caso di quelle intumescenti.

A tutto questo si aggiunge la forma della pianta, che fa in modo che le foglie morte cadano con agio e non rimangano sulla pianta a fare da potenziale combustibile.
Dai test effettuati, è risultato che il cipresso necessita di un tempo circa 7 volte maggiore a incendiarsi rispetto a molti altri alberi.
Trattandosi di una specie che cresce bene in tutta la fascia mediterranea, potrebbe essere un’ottima alleata alla lotto contro gli incendi boschivi. Basta utilizzarla per creare delle zone che facciano da “recinto” in caso roghi.

L’ulivo

Una secolare pianta di ulivo

Nel luglio del 2021 la Sardegna è stata interessata da una serie di terribili incendi, il più esteso dei quali nella zona del massiccio del Montiferru. Qui, come abbiamo già avuto modo di raccontare, le fiamme hanno colpito anche un ulivo millenario, che all’epoca sembrava potersi riprendere ma che in realtà oggi è dato praticamente per spacciato.
A di là di questa tragedia, tuttavia, l’ulivo è una delle piante più resistenti al fuoco. A dimostrarlo sono appunto i molti esemplari antichissimi tuttora esistenti in molte zone caratterizzate da climi caldi e dalla forte presenza di vento.

Tra le caratteristiche di questa meravigliosa pianta, oltre a un legno molto resistente, c’è la capacità di sopravvivere anche alla quasi completa distruzione del tronco e dei rami. Grazie a un apparato radicale molto solido e agli ovoli — quelle formazioni tondeggianti che si trovano alla base del tronco — la pianta può ricrescere anche se tutto il resto è andato in fumo.
In Australia, ad esempio, ne è suggerita la coltivazione nelle aree più soggette ai roghi stagionali. La stessa cosa hanno iniziato a sperimentarla in Francia: qui, oltre all’ulivo, si usa molto anche la prossima pianta di questa speciale lista: la vite.

Anche la vite è tra le piante ignifughe

Dei filari di vite con dei grandi grappoli di uva scura in primo piano

Capace com’è di assorbire grandi quantità d’acqua, la vite è un’altra ottima pianta che resiste egregiamente al fuoco. Le fiamme possono bruciare frutti, foglie e rametti ma i tronchi principali raramente vengono colpiti in modo irrimediabile. Queste proprietà sono conosciute da secoli, per questo è piuttosto comune trovare filari di vite meno pregiata ai confini delle coltivazioni destinate a vini eccellenti. La loro presenza scongiura il pericolo che eventuali roghi possano arrivare a intaccare le piante più preziose.

Oggigiorno nel sud della Francia non è difficile trovare vigneti ai fianchi delle strade forestali: servono da barriera e da protezione per i boschi.

La quercia da sughero è pirofita oltre che ignifuga

Un bosco di querce da sughero, piante ignifughe e pirofite

Il sughero è uno dei materiali più eccezionali che la natura ci ha donato, tanto che tutti i tentativi di creare in laboratorio sostanze con le stesse caratteristiche finora sono stati vani.
A produrlo è la cosiddetta quercia da sughero (nome scientifico Quercus suber), che cresce in particolare nella zona mediterranea. La sua peculiarità è una doppia scorza che cresce sul fusto e le radici. Da questa si ricava, appunto, il sughero, che è morbido, spugnoso, elastico e isolante. Ha inoltre una enorme resistenza al fuoco.

Per mezzo della sua speciale corteccia, la pianta è in grado di trattenere l’umidità, e la temperatura interna del tronco è di almeno 10 gradi inferiore a quella esterna. Se sottoposta alle fiamme, la quercia da sughero si deteriora molto, molto più lentamente rispetto alla maggior parte delle altre piante. Per questo è considerata uno sbarramento quasi perfetto in caso di incendi boschivi.

Tra l’altro questa specie fa anche parte delle cosiddette piante pirofite, che sfruttano proprio gli incendi per riprodursi più velocemente. Alcune di esse hanno cortecce troppo robuste per poter essere attraversate dalle gemme senza “aiuti” esterni, altre hanno semi che esplodono solo a contatto con le fiamme. Le querce da sughero, nello specifico, presenta dei germogli “dormienti” che escono allo scoperto quando lo strato superficiale della corteccia brucia.

Il fico d’India

Una pianta di fico d'India con i caratteristici frutti arancioni

I cactus sono tra gli organismi più straordinari che esistono sul nostro pianeta, capaci di vivere anche nelle condizioni più estreme ed essere una fonte d’acqua. Tra questi, i fichi d’india spiccano non solo per i frutti superbi che danno ma anche perché ogni singola parte della pianta può essere utilizzata, per produrre ad esempio birra o olio di semi.
Di recente si sta sperimentando addirittura per la fabbricazione di bioplastiche (grazie al succo), di ecopelle (con la fibra) e di malta per il restauro di opere d’arte (si usa la mucillagine).

A tutto ciò si aggiunge il fatto che il fico d’india è tra i vegetali più resistenti al fuoco. Proprio in virtù della grande presenza di acqua e del gel al suo interno, è in grado di bloccare la diffusione degli incendi.
Proprio per questo in alcune aree — vedi la Puglia — viene usato a mo’ di siepe, così da costituire un confine naturale per intrusi, animali selvatici e anche per le fiamme.

Uscita di sicurezza con porta tagliafuoco rossa da cui fuoriesce fumo, mentre si vede l'ombra di un pompiere che arrivaModerna struttura architettonica con rivestimento in legno, vista dal basso verso l'alto