Il terremoto di San Francisco del 1906
Firewall narra i grandi incendi avvenuti nella storia: disastri — avvenuti per colpa di eventi naturali, del caso o dell’uomo — che hanno causato distruzione e morte. Oggi andiamo negli Stati Uniti e torniamo al 1906, quando a San Francisco, dopo un potente terremoto che distrusse parte della città, scoppiarono incendi che uccisero circa 3000 persone.
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Il grande terremoto
Era il 18 aprile del 1906. Alle 5.12 del mattino un tremendo terremoto di magnitudo 8.3 della scala Ritcher colpì la città di San Francisco, in California. Le scosse furono così forti che vennero percepite su tutta la costa del Pacifico, dall’Oregon fino a Los Angeles, arrivando all’entroterra, nel Nevada. Addirittura i sismografi di Londra e Tokyo riuscirono a registrare l’evento.
Anche Santa Rosa, San Jose e l’area dell’Università di Stanford subirono grossi danni, e nella zona della ormai celebre faglia di Sant’Andrea si produsse una gigantesca frattura. I successivi rilevamenti la identificarono come lunga ben 430 km.
Dopo la primissima, terribile scossa ci furono dieci secondi di calma. Poi la terra ricominciò a muoversi con violenza per altre sei volte.
I testimoni raccontarono di aver udito un forte boato, simile a un immenso tuono. La strada si sollevò come un tappeto. L’onda sismica distrusse tutto ciò che incontrava lungo il percorso: case, scuole, campanili, pali della luce, palazzi, uffici. I binari della ferrovia si piegarono. Scoppiarono le tubature del gas e dell’acqua. I villaggi dei pescatori andarono distrutti. Un ospedale psichiatrico crollò con 87 persone dentro.
Anche il Teatro dell’Opera fu raso al suolo: la sera prima sul palco si era esibito il tenore italiano Enrico Caruso. L’artista rilasciò poi una dichiarazione al settimanale londinese Sketch su quanto avvenuto quella mattina a San Francisco: «Mi svegliai come su una nave in balia della tempesta, da tanto la mia stanza oscillava. Sembrava che il lampadario cercasse di toccare il soffitto, le sedie volavano…».
Gli incendi dopo il terremoto di San Francisco
Il disastro fu sottostimato. Infatti inizialmente le autorità contarono “solo” 478 morti. Ma ben presto le cifre aumentarono fino a raggiungere la quota di 3000 vittime.
Un altro dato spaventoso è che tra i 225mila e i 300mila cittadini — su un totale di 400mila — persero la loro abitazione, diventando senzatetto.
Se il terremoto provocò danni ingenti, ancora più devastanti furono quelli dovuti agli incendi che si scatenarono. Se ne verificarono 50 già prima delle fine delle scosse sismiche, verso le 6 del mattino.
Le fiamme non furono domate a dovere dai Vigili del Fuoco, che si resero ben presto conto che i tubi dell’acqua erano scoppiati, lasciando a secco le pompe. Provarono quindi a usare la dinamite così da creare delle zone “tagliafuoco”, distruggendo interi quartieri. Le esplosioni, tuttavia, non fecero altro che peggiorare la situazione, anche per colpa del forte vento che spirava.
Le fiamme divamparono per tre giorni e si estesero per una superficie di 21 kmq. Cinquecento isolati furono rasi al suolo.
I fotografi dell’epoca scattarono molte fotografie dopo il terremoto, poi vendute come immagini stereoscopiche dall’effetto 3D e danno l’impressione di trovarsi direttamente sulla scena. Alcune di esse si possono vedere qui.
La ricostruzione
Il piano di ricostruzione del dopo-terremoto fu molto complesso. I lavori andarono a rilento per via delle quotidiane scosse di assestamento che scatenavano il panico nella popolazione, per la difficoltà di reperire lavoratori e per la scarsità delle materie prime. A tutto questo andarono ad aggiungersi le grane burocratiche, sia per i cittadini sprovvisti di assicurazione sia per quelli che invece ce l’avevano. La maggior parte delle compagnie assicurative, infatti, cercò in tutti i modi di non pagare, scaricando la colpa per via degli incendi post-terremoto e delle esplosioni causate dai Vigili del Fuoco.
In tutto questo caos si può però trovare un interessante storia che coinvolge un banchiere di origine italiana. Si chiamava Amadeo Peter Giannini ed era il fondatore della Bank of Italy (che negli anni a venire si sarebbe poi fusa con la Bank of America di Los Angeles, formando il primo grosso gruppo bancario della California).
Appena pochi giorni dopo il sisma, il 27 aprile, mentre le altre banche erano distrutte, inutilizzabili o prive di personale, Giannini aprì uno sportello ambulante. Grazie al suo intervento, moltissime famiglie riuscirono a ottenere prestiti per rimettere in piedi la propria abitazione. Il banchiere aiutò un gran numero di persone, anche al di fuori della comunità Italiana, diventando una figura di riferimento per l’intera città.
La teoria del rimbalzo elastico
Dopo diversi anni dalla tragedia, il geologo e sismologo Henry Fielding Reid studio il sisma e sviluppò la sua “teoria del rimbalzo elastico”, che è ancora oggi alla base della sismologia moderna.
La teoria spiega che l’energia elastica immagazzinata per secoli o millenni con forti pressioni sulle faglie si libera all’improvviso, scatenando onde sismiche.
L’attesa del “Big One”
Proprio grazie alla teoria di Fielding Reid, da anni i sismologi avvertono della possibilità che possa verificarsi un altro grande terremoto in California. La faglia di Sant’Andrea, infatti, ha accumulato energia tale da poter produrre un gigantesco sisma nei prossimi anni.
Giornalisticamente questo potenziale e distruttivo evento ha preso il nome di Big One.
Essendo la popolazione molto aumentata, rispetto al 1906, le conseguenze potrebbero essere ancora più catastrofiche.