13.000 anni fa la Terra andò a fuoco
Negli ultimi anni migliaia di incendi hanno devastato le foreste e le praterie del nostro pianeta. Nella sola Italia, nel 2021 sono andati in fumo 160.000 ettari di terreno, cifra che equivale a circa quattro volte la media registrata tra il 2008 e il 2020. Nel Nord America i numeri sono ancora più terribili: quasi 6 milioni e mezzo di ettari tra Stati Uniti e Canada, sempre nel 2021. Ma tutto questo è niente rispetto a quanto accaduto 13.000 anni fa, quando la Terra andò a fuoco, quasi letteralmente.
Il mondo di 13.000 anni fa
13 millenni or sono il nostro pianeta viveva nel Paleolitico superiore, cioè il periodo in cui l’homo sapiens iniziò a diffondersi per l’Europa e, in seguito, nel continente americano.
All’epoca erano già apparsi esempi di arte rupestre, si lavoravano l’avorio e l’osso, si costruivano arpioni e ami per la caccia e la pesca, e da qualche parte, nel vicino oriente, alcuni uomini avevano già addomesticato il cane.
Sulla terraferma vivevano animali ormai estinti come bradipi giganti, castori giganti, rinoceronti lanosi, mammut, mastodonti, uri, cavalli primitivi, cervalci. Nei mari, invece, nuotavano “mostri” come il salmone dai denti a sciabola.
Intorno a 12.800 anni fa, tuttavia, la cosiddetta megafauna si estinse in quasi tutto il mondo. L’estinzione coincise con la fine di un ciclo glaciale di 100.000 anni. Le temperature avrebbero dovuto iniziare a salire ma, per qualche motivo a lungo studiato dagli scienziati, si verificò un rapido raffreddamento che perdurò per circa mille anni.
La catastrofe è arrivata dal cielo?
Per lungo tempo la scienza ha cercato una spiegazione a quello che venne chiamato Dryas recente, cioè il “breve” (perlomeno per i tempi geologici) periodo freddo alla fine del Pleistocene.
Le teorie sono state per anni tra le più disparate, tra cui un cambiamento delle circolazione oceanica e l’impatto di sciami di meteore. L’ipotesi “celeste” è da qualche anno la più accreditata.
Tale supposizione è supportata da diverse recenti scoperte:
- in Groenlandia, un chilometro al di sotto di un ghiacciaio continentale, è stato trovato un grande cratere da impatto;
- nel Cile meridionale, tra i sedimenti del sito archeologico e paleontologico di Pilauco Bajo è stato rinvenuto uno “strato nero opaco” che risale proprio a quel periodo. Esaminandolo, si è vista la presenza di microsferule formatesi a causa di altissime temperature. Le grandi quantità di aerosol, inoltre, erano compatibili con enormi incendi di biomasse. In più c’erano concentrazioni molto più alte del normale di elementi rari come oro, platino e ferro nativo.
- in ben 170 siti in tutto il mondo sono stati ritrovati marcatori compatibili con questa ipotesi.
Cosa si pensa sia successo
Le ricostruzioni suggeriscono che un asteroide o una cometa si siano frammentati, colpendo diverse zone della Terra, in Nord America, Sud America, Europa e Asia occidentale. Gli impatti avrebbero causato incendi enormi. Sarebbero stati addirittura 10 milioni i chilometri quadrati di terreno andati in fumo (equivale a ben un miliardo di ettari!). In pratica il 10% delle terre emerse.
Le nuvole di polvere e di fumo in pratica “soffocarono” il pianeta, dando il via a una mini-era glaciale che durò, come già accennato, per circa un millennio. Durante questo periodo molte specie animali e vegetali si estinsero. I ghiacciai, precedentemente in ritirata, avanzarono di nuovo e le popolazioni umane dovettero adattarsi al cambiamento. Probabilmente ci fu un grande calo della popolazione mondiale. Secondo gli studiosi, inoltre, l’impatto avrebbe consumato lo strato di ozono, causando danni alla salute, tra cui cancro alla pelle.
Solo una volta spentisi gli incendi, la vita poté ricominciare.